La sua musica magica è stata la colonna sonora della nostra vita… Un ricordo di Pino Daniele di Nicola De Stasio

La sua musica magica è stata la colonna sonora della nostra vita…

Un ricordo di Pino Daniele

 di Nicola De Stasio

Ho avuto la notizia mentre ero in viaggio (una gita fuori porta) con la mia compagna: la sua reazione è stata, com'è naturale, di dolore, io invece ho sostenuto che dispiace, certo, ma fortunatamente l'artista non muore e la sua opera sopravvive, il che è anche vero. La realtà, però, è un'altra ed è quella che, al di là di un certo pudore che talvolta coglie soprattutto i maschi di fronte alla morte, il dolore è stato forte, il dolore di aver perduto una persona cara, pur senza averla conosciuta personalmente.

La musica di Pino Daniele mi ha accompagnato fin dal '77, quando uscì il suo primo album "Terra mia" e, pur essendo uno che sente in maniera bulimica musica di ogni genere, lui ha avuto e continua ad avere un posto di assoluto rilievo fra i miei ascolti. Ricordo che comperai "Terra mia" appena uscito (dopo averne ascoltato alcuni passaggi ad "Alto gradimento" di Arbore e Boncompagni) e Pino era totalmente sconosciuto. Questo mi fece guardare con sorpresa, se non anche con sospetto, dagli amici con i quali si ascoltava musica di continuo ma è evidente che non mi ero sbagliato: in quel disco (che naturalmente custodisco ancora gelosamente, pur non utilizzando più il vinile) c'erano già canzoni fondamentali come Napul'è, Terra mia e Cammina cammina, oltre che quella poetica (sia nelle melodie che nei testi) che lo avrebbe accompagnato negli anni e negli album successivi. Un'altro ricordo personale è l'indimenticabile concerto del 1981 a Piazza Plebiscito, quando, già all'apice del successo e con la sua formazione storica (James Senese, Joe Amoruso, Rino Zurzolo, Tony Esposito, Tullio De Piscopo, tutti musicisti di primissimo ordine e tutti napoletani), si radunarono duecentomila persone. Gli impianti audio, che non erano quelli di oggi, e l'enorme numero di convenuti (bastava che respirassero per superare il volume della musica) non consentirono una perfetta fruibilità ma fu, comunque, una grande emozione.

Da un punto di vista musicale, è stato un grande innovatore avendo fuso (o contaminato, come si dice oggi) la tradizione partenopea al blues ma anche alla bossanova, al jazz e al funky. Come già un altro grande prima di lui, Renato Carosone negli anni '50, ha impedito che la gloriosa canzone napoletana si fossilizzasse, regalandole nuova linfa. Parlo di canzone napoletana, perché Pino è stato assolutamente figlio di quella tradizione e, come ho cercato di esporre altrove (*), non poteva non esserlo. I musicisti nati a Napoli sono necessariamente impregnati di melodia partenopea, anche quando suonano generi del tutto diversi.

La sua musica magica è stata la colonna sonora della nostra vita, ha raggiunto le corde più segrete dell'animo di tantissima gente e non è mai stata legata ad una singola generazione, come per tanti altri artisti è successo, perché pur essendo raffinata e di alto livello non è d'élite ma immediata, godibile, semplice (ma, ripeto, non semplice nella sua struttura quanto nell'arrivare all'anima).

E comunque, al di là degli aspetti tecnici (quello, ad esempio, che fosse un grande chitarrista), se la buona musica è quella che ci dà emozione, allora lui ha fatto una musica eccellente!

(*) Nicola De Stasio - La canzone napoletana dalla A alla Z - Alessandro Polidoro Editore – 2014

Ringraziamo il nostro carissimo amico Nicola De Stasio, raffinato esperto di musica, che ha recentemente pubblicato e presentato il suo libro “La canzone napoletana dalla A alla Z”.  E’ disponibile in libreria e si colloca tra gli strumenti più utili per conoscere e percorrere in modo ragionato e affascinante il ricco e prezioso patrimonio musicale della canzone napoletana. Di cui Pino è stato ed è presenza unica e insostituibile.

 

Le foto sono tratte dalla rete internet