“LA FORZA DELL’UTOPIA CAMBIARE IL DIVENIRE”

Note a margine dell’incontro di presentazione dell’opera collettiva curata dal prof. Riccardo Petrella. Al tavolo proposto dall’Associazione “Città della Gioia Onlus” lo stesso Autore, p. Alex Zanotelli, Consiglia Salvio, Ettore De Lorenzo. Il saluto della Presidente Gabriella Butera.

A cura di Pasquale Salvio

 

Ancora una volta lo spazio di CASA33 sembra allargarsi, per accogliere; e riempirsi. L’atmosfera è cordiale e la policromia della sala, il racconto sulle pareti delle sue attività sociali e culturali,  dice che la vita è a colori e lo deve essere per tutti. In particolare per chi soffre o è emarginato da un sistema che centrifuga sempre più nelle periferie dell’esistenza gli ultimi e i deboli; e li affossa negli scantinati della storia.  Invisibili.  Elites sempre più ristrette e dominanti di potenti controllano e governano persone e popoli, limitano o tolgono loro la libertà di abitare  lo spazio e il tempo. L’altare del consumismo accoglie questa prigionia sempre più sottile e asfissiante, celebrando le sue liturgie illusionistiche e narcotizzanti, che regalano un protagonismo virtuale e mediatico, effimero,  condannando di fatto ad essere oggetti di riti di non-vita. Viene meno la capacità di sognare e di dare corpo ai desideri di Bellezza, di Giustizia, di Dono e di perDono, generatori di Armonia e di gusto nell’Amore.

Chi ha accolto l’invito del Centro di Documentazione e Comunicazione dell’Associazione, porta con sè,  in questa calda serata di maggio, anche un po’ di tutto questo. Ed è in cerca di risposte. O, almeno, di orizzonti cui tendere,  e cammini da percorrere.  E non da soli. Sono adulti con capelli bianchi, che hanno vissuto le diverse stagioni dei Movimenti e dell’impegno sulle frontiere del rinnovamento sociale, economico, politico della seconda metà del secolo scorso. Ma – e quanto è difficile averli – ci sono anche dei giovani e qualche giovanissimo figlio del terzo millennio: rappresentano il volto della cerniera sofferente di un giro-pagina epocale che li sta stritolando  nella precarietà globale e nella mancanza di senso di sistemi senz’anima. Che mortificano i loro sogni, e il desiderio di progettare percorsi di vita in un mondo migliore di quello consegnato loro,  dove il sistema socio-economico-politico è dominato dal sistema finanziario, speculativo, che mortifica la persona e il lavoro, e che toglie spazi di realizzazione di alternative più giuste, solidali, sostenibili.

“La forza dell’utopia” per “cambiare il divenire”. A prima vista il titolo dell’opera collettiva curata dal prof. Riccardo Petrella sembra distante e teorica rispetto alla concretezza del quadro sociale, economico, politico, esistenziale che in modi diversi segna persone, comunità, popoli del nostro tempo. Ma già l’accattivante copertina, col suo colorato puzzle di argomenti, quasi un sottotitolo, aiuta subito a calarsi nella concretezza di problematiche centrali, che si ritrovano nello sfogliarlo, stimolando Pensiero ed Azione, personali e collettivi. Problematiche che tracciano in qualche modo l’identikit dell’Umanità in cammino, con la speranza, positiva, di un cambiamento strutturale dei sistemi dominanti oppressivi. “Siamo nati uguali in dignità e diritti”, “Abitiamo una sola Terra”, “L’odio non vincerà”, “La sovranità è del Popolo”, “Imparare senza limiti”, “Le armi non creano sicurezza”:  più che affermazioni, sono “tasselli” di un impegno integrale, globale e locale, da cui non ci si può più dichiarare esenti.

Note dell’incontro

Al tavolo, con Petrella, ci sono p. Alex Zanotelli, missionario comboniano, e d.ssa Consiglia Salvio, del Coordinamento Regionale Campano per la Gestione pubblica dell’acqua. E un giornalista RAI, con una forte e intelligente sensibilità sociale: il dr. Ettore De Lorenzo. Li presenta, salutando gli intervenuti, la Presidente dell’Associazione ospitante, prof. Gabriella Butera. Sottolinea come questo incontro sia stato fortemente voluto da Città della Gioia Onlus. La lettura del libro ha confermato la necessità di un approfondimento delle problematiche esposte e  con ricchezza di interventi. Significativa, infatti, la scelta di “costruire” un’opera collettiva. Un libro che ci aiuta a diventare nuovamente persone che sanno sognare, che guardano “oltre” per trasformare positivamente la realtà. Con questo spirito ringrazia Relatori e Moderatore e si pone, con i presenti, in attento ascolto delle loro riflessioni.

 

Ettore De Lorenzo introduce l’incontro. “La storia non si muove per inerzia… anche nel campo dell’informazione: abbiamo una responsabilità enorme rispetto a quello che succede. Siamo diventati consumatori acritici… mi metto io per prima in discussione.“. E’ l’approccio buono a sunteggiare brevemente la struttura del libro, suddiviso in tre parti, dopo un’introduzione sulla necessità di ripensare l’utopia, smontando l’utopia cattiva: il principio utopico, l’apertura di orizzonti secondo il senso utopico e i relativi mutamenti della società;  infine la Città come luogo dei mutamenti, dove soggetti concreti generano esempi concreti,  nelle comunità umane, di come abitare la terra, generando  la costituzionalizzazione dei diritti, in una spiritualità che affermi il sentimento dell’infinito. E chiede a Riccardo Petrella di sviluppare l’argomento in campo (Riccardo è accompagnato dalla moglie belga, Anne, nel tour, iniziato qui a Napoli, che li porterà in altre città italiane).

 

“Perché abbiamo pensato a questo libro?”.  Ricorda che a Sezano  (dove ha fondato l’Università del Bene comune) si è visto che i 7,5 miliardi abitanti della terra non sono gli attori protagonisti del bene comune. Ad esempio 1,8 miliardi di contadini non decidono nulla sul grano e sul riso: cosa che fa, invece, la borsa del grano; 80 milioni di giovani del Mediterraneo non hanno lavoro…. Queste, ed altre, sono questioni sempre poste, che trovano una riposta nell’ accaparramento del potere dei gruppi dominanti. In questi anni ci siamo anche accorti che questo potere è potente, perché i gruppi sociali dominanti si sono impadroniti del dire sul tempo e sullo spazio. Lo strano di tutto questo è che sono potenti proprio perché hanno fatto sparire il tempo e lo spazio dalla nostra vita, coordinate fondamentali. Ad esempio il tempo del lavoro… e lo spazio: “dove mi trovo?” … L’ utopia è un “non luogo”, ci dicono… Interi popoli sono stati depredati di tutto, anche del futuro…  e non possono parlare né del passato, nè del presente,  nè del futuro!

La storia – il potere – è nel mercato finanziario… Non si può cambiare se non all’interno dello spazio di vita che ci è stato costruito. Se il sistema va in crisi, i dominanti lo salvano; come, ad esempio, è accaduto per le banche nel 2008, causa della crisi globale. E ciò perché accettiamo il fatto che non c’è alternativa, se non all’interno del sistema. Le transazioni finanziare non sono più effettuate nel già rapidissimo millesimo di secondo, ma addirittura nel milionesimo di secondo… La finanza attuale non funziona su tempi umani, si muove su luoghi virtuali: ci hanno tolto la capacità di utilizzare il tempo e lo spazio!

Ci sono oggi forze che stanno cercando di riconquistare lo spazio e la padronanza del tempo: la città, che non è il mondo in quanto tale, ma è il mondo… la polis, la politeia, il luogo del vivere insieme…

Non è vero che non è possibile cambiare il sistema, perché la storia umana è la storia del senso dell’infinito… I miliardi di persone, oggi come domani, possono pensare cose infinite… Come, ad esempio, è accaduto con la marcia delle donne, che hanno realizzato il primo  sciopero globale; cosa che nemmeno la classe operaia era riuscita a fare. Un atto forte dell’infinito dell’azione umana. C’è il limite biologico, ma la vita va avanti… è il recupero del tempo, la città-mondo;  il recupero dello spazio della mondialità della condizione umana, capace di sconfiggere le forze del potere.

L’introduzione di Petrella ha permesso al Moderatore di allargare la riflessione dei Relatori. “Non è facile” chiosa De Lorenzo “speriamo si realizzi presto”. Ciò che lo colpisce è la capacità del sistema di recupere e tenere dentro una forma di contestazione a sé stesso e di farla diventare sistema essa stessa. Perdendo la percezione… I ragazzi, oggi,  sono i più fragili in questa situazione. In un suo libro spiegava che nasceva a Seattle un movimento per “un altro mondo possibile”, mente  in Italia  l’ultimo movimento, massacrato, fu quello di  Genova. “Noi dobbiamo parlare ai ragazzi”. Uomini di grandi ideali diventano “prodotto”. E’ una sfida urgente e “tosta”. Così come – continua - è complicata la battaglia sui beni comuni. Ma Consiglia Salvio e il movimento dell’acqua intorno a lei, a p. Alex,  è la dimostrazione che si può fare…  E chiede a Consiglia la sua risonanza.

 

Il suo esordio è nel ri-cor-dare  (i trattini per ciò che mi disse un amico sacerdote, ora in Cielo, volendo sottolinearne il  significato profondo: “riportare al cuore”; NdR): quando Petrella le chiese un contributo per il suo libro, rispose “scriverò”, per contribuire a dare una speranza di positività. Ripercorre la partecipazione al cammino sulla ripubblicizzazione dell’acqua, della sua difesa, la vittoria dei referendum, i rischi (ancor più attuali) di cedere l’acqua e la sua gestione alle multinazionali. Perché utopia?  “Riccardo” ricorda “mi confermava l’orizzonte del libro: nessun atteggiamento pessimista, dare un’ impronta positiva e di speranza”.  Le singole persone sono importanti:  se si muovono  si creano le masse, i popoli attivi. Per questo l’esperienza di Napoli è bella, con uno sguardo anche a quelle realizzate all’estero. Ricorda gli inizi del suo percorso nel 2004 nella Cvx del Gesù Nuovo, con  p. Rolando Palazzeschi, p.  Alex,  la Rete di Lilliput… Allargando lo sguardo al mondo, sottolinea come in Bolivia chi ha vinto contro i privati sono stati i poveri, i campesinos…  Fu in quegli anni che conobbe  il Contratto Mondiale dell’Acqua di cui era Presidente proprio Petrella, che si batteva perché l’acqua fosse dichiarata un diritto e non un bisogno, anche nella fiscalità generale. Poi la legge di iniziativa popolare in Italia, i referendum vinti, disattesi dai comuni, tranne Napoli e Saracena. Sottolinea come l’incontro di CASA33 veda presente il mondo dell’acqua e delle associazioni. Non è solo questione di  beni comuni, ma soprattutto di Bene comune.  E sottolinea come anche il governo italiano attuale, come i precedenti, ignora il risultato dei referendum, istanza potente e chiara dei Cittadini, democraticamente espressa.  L’acqua di Napoli è a rischio, perché è il granellino che dà  fastidio nell’ingranaggio della privatizzazione. Bisogna parlare alla gente, che, quando percepisce il pericolo, blocca il potere. A Napoli abbiamo vinto perché ci siamo interconnessi con tutti. La Regione Campania  ignora quanto deciso e attuato sull’acqua. Ma abbiamo lanciato un altro segnale forte per l’acqua pubblica e partecipata: la costituzione del Consiglio Civico. Informazione, coinvolgimento, fare rete, dare speranza: è fondamentale. E’ anche un problema ambientale, di stili di vita. Quindi culturale, non solo politico. Spetta a noi essere i primi tutori dei beni pubblici. I comitati nascono per sollecitare le istituzioni, per “rompere le scatole”… non si può più tacere, soprattutto di fronte ai drammi che segnano questi giorni i migranti, i poveri, … ; né si può delegare, lamentarsi. Bisogna passare dall’essere consumatori a consumattori. Sono in corso  nel Mezzogiorno d’Italia megafusioni, accorpamenti, accaparramento delle fonti d’acqua. “Per me l’utopia è camminare, è fare questo percorso insieme”  conclude Consiglia; “dobbiamo essere capaci di affascinare gli altri…. Insieme cambieremo il divenire, ce la possiamo fare!”.

Ettore De Lorenzo, nel riprendere la parola,  non può non scendere sul terreno delle scelte operative. “Vediamo come fare pressione per l’ABC…”.  Alla base di tutto c’è la conoscenza, dobbiamo sapere…  i ragazzi di oggi li ammazziamo due volte: per il mondo che consegniamo loro e per il delirio dei social network, che ci sta svuotando dei valori…  s’è smaterializzato tutto… Le utopie di Genovesi, di Filangieri, la sua ricerca della felicità: li abbiamo traditi… C’è qualcuno che decide se è meglio Filangieri o un capitalista di un altro tipo… (E’ significativo ascoltare le parole vibranti e accorate di Ettore lì in Via Atri: nel palazzo di fronte, al 23, è nato Gaetano Filangieri…).

 

Maurizio Montalto, già presidente del Consiglio di Amministrazione della Società ABC, viene chiamato al tavolo per raccontare la sua esperienza nell’Azienda. Verrà rimosso dall’Amministrazione De Magistris per non aver condiviso una scelta che avrebbe avuto ricadute sull’equilibrio economico. Il suo intervento è partecipato, sentito, ma libero da risentimento o rabbia. Con la pacatezza e la chiarezza che ne hanno contraddistinto sempre l’impegno civile spiega i passaggi, i pericoli, il dovere di difendere l’acqua a gestione pubblica a Napoli. E sottolinea anche  come ha avuto modo di incontrare maestranze aziendali che amano il loro lavoro e in cui è possibile trovare la necessaria testimonianza di concretezza per il Bene comune.

 

 Dopo questa parentesi esperienziale, il Moderatore chiede a p. Alex Zanotelli il suo contributo, a partire dai diversi fronti su cui è schierato come cittadino e come sacerdote missionario (acqua pubblica, pace, diritti umani, povertà, persone senza dimora, acqua, bene comune, etc.). P. Alex, esordisce con una parola terribile per questo nostro tempo e per l’impegno di civiltà: “frantumazione”.  E una domanda, sofferta: “Quando avremo il coraggio di affermare i diritti ?”… Siamo come i discepoli di Emmaus: “noi speravamo…”.   “Da dove mi viene questa mia passione per l’utopia?”. Ho davanti a me la condizione dei Rom, il loro sgombero a Gianturco (1300 persone, ora in gran parte dispersi…), le persone senza dimora, la loro richiesta di dignità, e il progetto dell’Albergo dei Poveri di Piazza Carlo III disatteso, nonostante una delibera del Consiglio Comunale.  E i migranti, i drammi a cui assistiamo, senza alcun sussulto, o indignazione. Ecco la risposta alla domanda: la passione  mi viene dai 12 anni in una baraccopoli africana. Lì capisci tutti e tutto,  e leggi il mondo per quello che è, quando lo senti sulla tua pelle. Rileggi anche la Bibbia: Dio è il Dio degli oppressi…!  Si, i poveri mi hanno aiutato. “Io credo nell’utopia di Gesù, del Regno, per un mondo un po’ piu’ giusto. Lui per questo ci ha rimesso la pelle”. Voleva mettere in discussione un  sistema, quello romano e quella del tempio (ch’era una grande banca). Sono stati i poveri che lentamente lo hanno convertito e gli hanno fatto capire l‘utopia di Gesù, per un mondo ove ognuno ha una sua dignità.   La ricerca della felicità: la si trova nell’art 1 della Costituzione  americana… Eppure, la concentrazione della ricchezza, enorme, è nelle mani di pochi, pochissimi ed è mal distribuita. La mia è passione per Gesù di Natazeth, che si è giocato la vita. Oggi si riscopre finalmente Romero, che diceva che la neutralità è impossibile:  o salviamo, o siamo complici…!   Pedro Casaldàliga, vescovo in Brasile, parla di  blasfemia dei nostri giorni, di eresia suprema:  la macroidolatria del mercato totale.  L’omissione della Chiesa di fronte alla macroingiustizia, di fronte al neoliberismo che per essenza è peccato mortale…  C’è  bisogno di una profonda spiritualità. Non possiamo aspettare nulla dai giovani, se non hanno una spiritualità legata al cambiamento. Dobbiamo essere grati ai poveri.  E a papa Francesco, per quanto sta facendo, nonostante le resistenze. Dobbiamo avere una pazienza rivoluzionaria.  Pedro Casaldàliga dice che bisogna  saper aspettare, sapendo allo stesso tempo forzare l’ora che non permette più di aspettare… Questo è il nostro ruolo di adulti nell’andare a parlare coi giovani, per aiutarli a capire che può esserci un mondo altro… Questa è l’unica generazione che ha avuto gli strumenti tecnologici per il cambiamento. Ma ci vuole una profonda spiritualità… Ecco. Questo mi spinge in avanti ogni giorno… nonostante…

 

Ettore De Lorenzo, riprende p. Alex e sottolinea: “spiritualità,  è lì che si gioca la partita”.

Interviene tra i presenti Pierluigi Umbriano de La Comune e dell’Associazione 3 Febbraio, che preannuncia un’assemblea presso la sede di Città della Gioia Onlus, che li ospita, da loro promossa, in merito alla questione siriana. Riprende anche quella dei migranti e i terribili episodi di morti accadute anche nel napoletano.

 

 

Ma l’incontro volge al termine. E il Moderatore ridà la parola a Riccardo Petrella. “Il punto centrale: la Vita ch’è un valore in sé (Kant)”. Ontologicamente legato all’esistenza. Ricorda il vertice mondiale della terra del 2012,  dove si è deciso di monetizzare, di bancarizzare la natura. Ricorda che nel 1992 a Dublino  l’acqua è stata dichiarata  un bene economico.  Oggi il problema è la vita. Utopia è una promessa. Le costituzioni sono utopiche,  sono portatrici di una promessa: sentirsi a casa, sentirci a casa. Dobbiamo impedire che si distrugga la vita e dobbiamo impegnarci perché si rigeneri, sostenuti dalla spiritualità dell’infinito. E preannuncia nel cammino immediato e futuro  l’uscita di un prossimo libro e l’itinerario per allargare sempre più l’orizzonte di Umanità impegnata per la Vita, fino ad arrivare, l’Umanità, a scrivere e condividere la Carta della Vita. Convinti che - riprendendo una sua frase riportata sul sito web dell’Associazione Monastero del Bene Comune (http://monasterodelbenecomune.blogspot.it/) - “l’Umanità non è semplicemente l’insieme degli esseri umani, ma sono gli esseri umani che vivono insieme”.

 

Nel ringraziare e salutare Relatori, Moderatore e Persone intervenute, Il Centro di Documentazione e di Comunicazione dell’Associazione ricorda che scopo di questi incontri, oltre l’approfondimento,  è anche quello di favorire relazioni, interconnessioni, reti di pensiero e di azione, generatrici, se possibile, di laboratori. Il “segno” di una cartellina prodotta dai giovani della Cooperativa La Roccia di Scampia, che viene donata a Relatori e Moderatore, vuole essere un esempio concreto di positività e di costruzione di alternativa possibile, laddove lo slogan mediatico e di sistema presenta solo negatività, pessimismo, mancanza di speranza.

E questo spirito positivo emerge anche dalle parole che alcuni hanno voluto scrivere sul nostro quaderno degli incontri. Parole di Vita, parole di spiritualità della rEsistenza. Un piccolo buffet, scambi di contatti, promesse di incontri futuri: davvero la Vita non è solo l’esistere, ma l’amare…

 

Pasquale Salvio

Centro di Documentazione e di Comunicazione

Associazione Città della Gioia Onlus