20 Aprile 1993 - 2013: ricordando don Tonino Bello, Testimone del nostro tempo, nell'affermazione della "convivialità delle differenze" e della Pace

 

«L’altro, qualsiasi altro, è un volto da scoprire, da contemplare, da accarezzare! Perché la pace non è solo il silenzio delle armi, e non è neppure il semplice raggiungimento della giustizia… o la quiete lunare di tanti bunker allineati, al cui interno, sepolti vivi nelle agiatezze e nelle comodità, si aggirano uomini-larva incapaci di comunicare…!

La Pace è comunione, la Pace è condivisione…! E’ condividere col fratello gioie e dolori, progetti e speranze! E’ portare gli uni i pesi degli altri, con la tenerezza del dono. E’ attesa irresistibile di incontri festivi. E’ ansia di sabati senza tramonto, da vivere insieme, sul cuore della terra. Magari, trafitti da un raggio di sole, come nei versi dei poeti. In attesa dell’ultima sera, che ci introduca nella domenica eterna, di cui la pace che sperimentiamo quaggiù è solo un pallidissimo segno.»

(don Tonino Bello)

 

20 aprile 1993 - 2013. Venti anni fa moriva don Tonino Bello, vescovo di Molfetta (BA) e presidente della sezione italiana del movimento internazionale per la pace Pax Christi. Chi lo ha conosciuto ricorda con affetto e gratitudine il vescovo della pace che sapeva intrecciare poesia e coraggio. Memorabile la sua partecipazione, già gravemente malato, all'iniziativa nonviolenta dei 500 a Sarajevo posta sotto assedio.

 

La biografia

Nato ad Alessano (Lecce) il 18 marzo 1935, Antonio Bello rimarrà sempre, anche quando sarà Vescovo,” don Tonino. Figlio di un maresciallo dei carabinieri e di una donna semplice e di grande Fede, trascorre l’infanzia in un paese ad economia agricola ed impoverito dall’emigrazione. Assiste alla Morte dei fratellastri e del padre.

Ragazzino sveglio, finite le elementari, è mandato, per poter continuare gli studi, in seminario, prima ad Ugento poi a Molfetta. Frequenterà l’ONARMO (opera nazionale assistenza religiosa e morale degli operai).

L’8 dicembre 1957 è ordinato Sacerdote e dopo un anno sarà nominato maestro dei piccoli seminaristi. Nei successivi 18 anni sarà capace di mediare tra severità del metodo ed esigenze giovanili. Lavorerà per la diocesi come redattore di “Vita Nostra”.

In una pagina del diario del1962 dirà di sé:”(…)Dio mio, purificami da queste scorie in cui naviga l’ anima mia, fammi più coerente, più costante. Annulla queste misture nauseanti di cui sono composto, perché ti piaccia in tutto, o mio Dio”.

Alla fine degli anni ’70 è nominato parroco di Tricase: l’esperienza in parrocchia gli fa toccare con mano l’urgenza dei poveri, dei disadattati, degli ultimi.

Nel 1982 viene nominato Vescovo di Molfetta, Ruvo, Giovinazzo e Terlizzi e nel 85, presidente di “Pax Christi”.

Comunione, evangelizzazione e scelta degli ultimi sono i perni su cui svilupperà la sua idea di Chiesa (la “Chiesa del Grembiule”) Lo troviamo così assieme agli operai delle acciaierie di Giovinazzo in lotta per il lavoro, insieme ai pacifisti nella marcia a Comiso contro l’installazione dei missili, insieme agli sfrattati che ospiterà in episcopio (“Io non risolvo il problema degli sfrattati ospitando famiglie in vescovado. Non spetta a me farlo, spetta alle istituzioni: però io ho posto un segno di condivisione che alla gente deve indicare traiettorie nuove(…),insinuare qualche scrupolo come un sassolino nella scarpa.).

Rinuncia ai “segni di potere” e sceglie il “Potere dei Segni”: nascono così la Casa della Pace, la comunità  per i tossicodipendenti Apulia, un centro di accoglienza per immigrati dove volle anche una piccola moschea per i fratelli Musulmani.

L’inevitabile scontro con gli  uomini politici si fa durissimo quando diventa presidente di Pax Christi: la battaglia contro l’installazione degli F16 a Crotone, degli Jupiter a Gioia del Colle, le campagne per il disarmo, per l’obbiezione fiscale alle spese militari, segneranno momenti difficili della vita pubblica italiana. Dopo gli interventi sulla guerra del Golfo venne addirittura accusato di incitare alla diserzione.

Eppure c’è stata sempre una limpida coerenza nelle sue scelte di uomo, di cristiano, di sacerdote, di vescovo. E’ stato così coerente da creare imbarazzo perfino in certi ambienti, compresi quelli curiali: sapeva di essere diventato un vescovo scomodo.

Ma la fedeltà al Vangelo è stata più forte delle lusinghe dei benpensanti e delle pressioni di chi avrebbe voluto normalizzarlo.

La marcia pacifica a Sarajevo, di cui fu ispiratore e guida, sebbene già malato, rappresenta la sintesi epifanica della vita di don Tonino: partirono in 500 da Ancona il 7

Dicembre 1992, credenti e non, di nazionalità diverse uniti dall’unico desiderio di sperimentare “un’altra ONU”, quella dei popoli, della base. Nel discorso pronunciato ai 500 nel cinema di Sarajevo dirà: ”Vedete, noi siamo qui , Probabilmente allineati su questa grande idea, quella della nonviolenza attiva (…).Noi qui siamo venuti a portare un germe: un giorno fiorirà(…).Gli eserciti di domani saranno questi: uomini disarmati”.

Pochi mesi dopo, il 20 aprile 1993, consumato da un cancro, muore senza angoscia e con grande serenità.

Leggi un brano di don Tonino tratto da "La stola e il grembiule" e la preghiera Andiamo fino a Betlemme come pastori

Per saperne di più :

*Scritti di don Tonino:

“Alla finestra della speranza” ,Ed. S. Paolo, Cinisello B., 1988.

- “Sui sentieri di Isaia” ,Ed. La Meridiana, Molfetta, 1990.

- “Scrivo a voi… lettere di un vescovo ai catechisti”, Dehoniane, Bologna 1992.

- “Pietre di scarto”, La Meridiana, Molfetta, 1993

- “Stola e grembiule” Ed. Insieme, Terlizzi, 1993

*Scritti su don Tonino:

“Un pane ed una tenda per tutti. Don Tonino Bello presenza e profezia”, Triccase

(Lecce), 1993.

-  “Don Tonino Bello, servo di Cristo sul passo degli ultimi”, Ed. Luce e Vita Molfetta 1994.

“Don Tonino, fratello vescovo”, Ed. Paoline, Milano 1994.

- “Rami d’ ulivo. Recital per don Tonino Bello”, Ed. Insieme Terlizzi, 1995.

 

Immagini tratte dalla rete internet