Sobrietà, stile di vita: avviamo la nostra rubrica.
Avviamo l'utilizzo di questa rubrica sullo "stile di vita", che è l'orizzonte culturale - ma anche l'ambito sociale, economico e politico - di ragionamento e di soluzioni possibili, per contribuire a costruire una società più giusta, equa e "sostenibile". Iniziamo col proporre due riflessioni fatte in un'iniziativa promossa a Milano da "Viaggio nel Terzo Millennio", a cui contribuisce uno dei relatori, professore dell'Istituto Orientale di Napoli, Massimo Campanini. Quanti desiderano proporre nel nostro spazio web documenti, segnalazioni, approfondimenti, proposte, possono inviarcele utilizzando la posta del sito.
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Interventi dei relatori I rapporti tra Europa e Islàm Massimo Campanini docente di Storia dell'Islàm nell'Università di Napoli "l'Orientale" Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. Ha ragione Franco Cardini di parlare in un suo celebre libro delle relazioni tra Europa e Islàm come della Storia di un malinteso. Si può infatti evidenziare come i rapporti tra Europa e Islàm, a partire dalla fulminea espansione araba del VII-VIII secolo, si siano dipanati secondo direttive che sono state sì alimentate da conflitti, ma che hanno visto, ancor di più e ancor più solidamente, l'intrecciarsi di rapporti e di fruttuose relazioni economiche, commerciali ma soprattutto filosofiche e culturali. Di questi conflitti e di questo interscambio, il Mediterraneo è stato il teatro privilegiato. Le guerre (prima l'espansione islamica verso Bisanzio e la Spagna, poi l'assalto delle Crociate verso il Vicino Oriente; quindi l'espansione turco-ottomana verso l'Europa balcanica e infine l'espansione coloniale europea verso il Nord Africa e l'Asia) non hanno mai interrotti i commerci, anzi li hanno resi più fecondi. I dinar d'oro musulmani circolavano nell'Europa ancora "barbara" di Carlo Magno; i Polo portavano a Venezia le spezie dalla Siria; Venezia e Genova per secoli intrattennero fruttuosi scambi con il governo ottomano a Istanbul, ma anche con i Mamelucchi d'Egitto o il sultanato del Marocco. La stessa guerra da corsa del Cinquecento fu un fenomeno "commerciale" che ebbe grande importanza per le "bilance dei pagamenti", per così dire, degli stati mediterranei. Ma l'aspetto più fecondo è sicuramente la migrazione delle idee: prima dal mondo greco all'Islàm, quindi dall'Islàm al mondo latino e all'Europa "moderna". Il patrimonio della filosofia e della scienza greca, da Aristotele a Euclide o Tolomeo, fu salvato dall'Islàm dal disastro del crollo del mondo antico; e l'Islàm, attraverso la mediazione della Spagna e della Sicilia soprattutto, terre di confine e di interazioni culturali, trasmise Aristotele e la scienza greca alle università europee, da Parigi a Oxford a Padova e Bologna. Le lingue europee sono intrise di terminologia araba, soprattutto nel campo scientifico e commerciale, come testimoniano termini quali chimica, zero, algebra, ammiraglio, cheque, divano, carovana, eccetera. Ciò non ha interrotto tuttavia una continua "dialettica dell'alterità". Europa e mondi musulmani, in particolare i mondi musulmani mediterranei, si sono sempre visti come realtà nei confronti delle quali riaffermare, qualche volta con durezza, la propria identità e la propria specificità. L'Europa ha scoperto di essere tale grazie alle Crociate; l'Islàm rivendica la propria tradizione culturale nei confronti di una modernità europea che sembra espropriarla. Ciò non significa, è chiaro, che Europa e mondo arabo-islamico mediterraneo non abbiano caratteristiche proprie, anche irriducibili. Il fatto è che la diversità deve essere confronto e non scontro. Se nel Medioevo, il Cristianesimo ha quasi sempre dipinto l'Islàm come una perversa eresia e Muhammad come un sanguinario depravato, oggidì l'Islàm cede spesso all'impressione che l'Occidente voglia solo opprimerlo e colonizzarlo. Un dato di fatto è che il confronto tra i due mondi avviene, ormai da quasi due secoli, sul terreno della "modernità". L'Europa fece scontrare il mondo arabo-islamico con la modernità: la scienza, la tecnica, la potenza militare, il secolarismo, l'individualismo. Si ebbe un profondo influsso del pensiero europeo su quello islamico, come quello islamico aveva influito sull'Europa nel Medio Evo. Oggidì, è soltanto ovvio che, allorché si parla di migrazioni di idee o di modelli e si considerano le prospettive di un rapporto politico in ambito mediterraneo tra Europa e mondi musulmani, una questione fondamentale sia quella della democrazia e della democratizzazione. Il gioco di specchi rifrangenti induce a scorgere un'Europa e in senso più lato un Occidente che, convinti della superiorità o dell'unicità del proprio sistema politico e civile, sono desiderosi di esportarlo nel mondo islamico; e, dall'altro lato, un mondo arabo-islamico che fatica a democratizzarsi nelle istituzioni del potere legale e che in molti teorici dell'islamismo radicale rifiuta la democrazia come una eredità "demoniaca" dell'Occidente. Il problema si ripropone sul piano (mal posto) della compatibilità dell'Islàm con la democrazia. È necessario infatti innanzi tutto evitare di confondere un concetto religioso (Islàm) con un concetto politico (democrazia). Che l'Islàm connetta strettamente la religione con la sfera pubblica del diritto di famiglia o dell'azione sociale, non significa affatto che connetta strettamente per principio la religione con la gestione dello stato. La rivendicazione dello stato islamico è una problematica tutt'affatto moderna, legata all'affermarsi delle correnti radicali, e non consueta nel pensiero politico islamico classico, dove si ebbe invece una precoce differenziazione tra autorità politica e autorità religiosa. Inoltre, esiste una solida rivendicazione, da parte di intellettuali musulmani, della fruibilità della democrazia per un (eventuale) stato che rispetti i princìpi della religione islamica, anche senza definirsi strettamente "islamico". John Esposito e John Voll hanno efficacemente argomentato sulla compatibilità non solo teorica di Islàm e democrazia. In tal senso, i destini dell'Europa e del mondo islamico possono essere paralleli ma non coincidenti, ognuno in grado di sviluppare fecondamente la propria prospettiva culturale e politica. |