Politici, giornalisti, intellettuali: e se nei salotti televisivi, nei media e nelle sedi istituzionali cominciassero a dire “il nostro Paese” e non più “questo Paese?”.
Da qualche tempo una considerazione mi “rodeva” dentro: il sentire in (generalmente autoreferenziali o strumentali al "sistema") talk televisivi (o in discorsi istituzionali), pletore di invitati o di responsabili istituzionali, ma anche intellettuali, definire il “nostro” Paese, l’Italia, come “questo” Paese". Non tutti, ovviamente. Ma ormai è così nella prassi del linguaggio corrente.
La sensazione che vivo, ascoltandoli, è di una loro “distanza”, reale e culturale, dalla comunità civile, dal paese reale appunto. In genere si accompagnano a considerazioni negative sul Paese o a sue ipotetiche azioni di sviluppo o di ripresa, fornendo soluzioni teoriche quasi sempre smentite dai fatti, dalle scelte e dai risultati, riducendole a semplici esercizi estetici o ad annunci.
Il linguaggio non è questione banale. Esprime anche il "substrato" dei valori fondanti l' esistenza personale e collettiva. Anche se il vocabolario che usiamo nel nostro comunicare è sempre più povero è inappropriato, frutto di una formazione sempre più epidermica e che abdica al predominio dell'immagine o delle regole dei social network, il linguaggio parlato è ancora espressione di valori e di disvalori, di cultura e di sub-cultura. Che si fanno tessuto connettivo della coscienza individuale e sociale, nella narrazione, nella comunicazione e nel confronto.
Mi ha fatto quindi piacere che il giornalista Aldo Cazzullo abbia ripreso quest’argomento nel presentare nella trasmissione televisiva di Fabio Fazio, Che tempo che fa, il suo ultimo libro sul guardare avanti in modo positivo alla congiuntura attuale italiana, nell’orizzonte globale in cui viviamo. “L’Italia s’è ridesta”, che compreremo per la nostra biblioteca dell'Associazione, e leggeremo, per quanto affermato dall’Autore, vuole essere un contributo a superare lo stallo e la paura che blocca il nostro Paese.
Cazzullo ha comunicato che conclude il suo libro proprio con questa considerazione tra "nostro" e "questo" Paese. E la cosa mi ha fatto piacere da una parte, per la constatazione che ciò che mi frullava “dentro” da tempo su questa cosa è sentita da altra persona, giornalista e scrittore. Dall’altra mi ha stimolato a condividere questa piccola riflessione, auspicando un confronto e unendomi all’invito ai cittadini italiani di vivere e raccontare il “nostro” paese come ricchezza “nostra”, di ciascuno e di tutti.
Ricchezza che oggi si apre a nuovi orizzonti di mondializzazione. C’è anche un mondo da sentire “nostro”, non altro da noi. Un mondo (e un’Italia) dove si lavori insieme corresponsabilmente, facendo ognuno la sua parte, per un’alternativa sostanziale di giustizia, di pace, di libertà, di dialogo fra popoli e culture, di nonviolenza. Un mondo non soggiogato al dominio egoista della finanza, della violenza, della guerra, del terrorismo, della criminalità, della malapolitica in senso ampio, comprensiva delle istituzioni a tutti i livelli, del mondo produttivo e del lavoro. Perché tutto sia al servizio del Bene comune, a partire da chi più soffre ed è ai margini, per una felicità sostenibile che richiede altre visioni economico-sociali, altri parametri misuratori di sviluppo e di ricchezza, altri uomini e altre donne capaci di sognare la Bellezza e l’Armonia, e impegnarsi per darle un volto concreto, nuovo e rinnovante.
Alcuni di questi Uomini e di queste Donne (ognuno potrà cercare i suoi esempi) li proponiamo nelle nostre rubriche “Pensieri e Parole” e “Sentieri di Vita”. Qui ci piace riportare poche ma significative frasi che ci fanno “gustare” la passione che muove cuore, mente e volontà di Chi ama l’Umanità, a partire dal proprio Paese, e il Mondo universo. E l’abbraccia. Anche con le sue parole.
Pasquale Salvio
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Giorgio La Pira, insediamento come sindaco di Firenze. “Fino a quando mi lascerete a questo posto mi opporrò con energia massima a tutti i soprusi dei ricchi e potenti… tutta la vera politica sta qui: difendere il pane e la casa della gran parte del popolo italiano: per far questo bisogna levare dal comando delle leve economiche e finanziarie gli uomini che oggi vi si trovano. Il pane (e quindi il lavoro) è sacro: la casa è sacra: non si toccano impunemente né l’uno né l’altra! Questo non è marxismo: è vangelo! Quando gli italiani "poveri" saranno persuasi di essere finalmente difesi in questi due punti, la libertà sarà sempre assicurata nel nostro paese….”
Martin Luter King. 1963, discorso “Io ho un sogno”. “Sono felice di unirmi a voi in questa che passerà alla storia come la più grande dimostrazione per la libertà nella storia del nostro paese….paese mio, di te, dolce terra di libertà, di te io canto; terra dove morirono i miei padri, terra orgoglio del pellegrino, da ogni pendice di montagna risuoni la libertà; e se l’America vuole essere una grande nazione possa questo accadere”.
Rita Levi Montalcini. Posso dire che l'unico ideale per cui ho lavorato è stato quello di aiutare gli altri e forse per questo la ricerca mi ha dato molto di più di quanto potessi sperare.
Enzo Biagi. “Fra poco sarà il 25 aprile. Una data che è parte essenziale della nostra storia: è anche per questo che oggi possiamo sentirci liberi. Una certa Resistenza non è mai finita.”
Nilde Iotti. "Le cronache di tutti i giorni ci dicono di violenze di ogni genere all’interno e fuori della famiglia, nella società, compiute da anziani su giovani e bambini, da figli contro i genitori, come se si stesse diffondendo uno spirito di rivolta, contro i sentimenti e i valori della persona umana. Quale cultura sta generandosi, forse anche per i nostri ritardi? È con inquietudine che mi pongo queste domande".
Nelson Mandela. " Una persona che viaggia attraverso il nostro paese si ferma in un villaggio, e qui non ha bisogno di chiedere cibo o acqua. Appena arrivata la gente le offro il cibo, la intrattiene. Questo è solo un lato di Ubuntu ma Ubuntu ha anche altri aspetti. Ubunti non significa che le persone non debbano dedicarsi a sè stesse. La questione piuttosto è: vuoi farlo per aiutare la comunità che ti circonda a migliorare?
Sandro Pertini. L'Italia, a mio avviso, deve essere nel mondo portatrice di pace: si svuotino gli arsenali di guerra, sorgente di morte, si colmino i granai di vita per milioni di creature umane che lottano contro la fame. Il nostro popolo generoso si è sempre sentito fratello a tutti i popoli della terra. Questa è la strada, la strada della pace che noi dobbiamo seguire.
Immagine tratta dal sito http://www.crescerecreativamente.org