"VIVERE CON LE SPALLE AL MARE - Napoli tra solidarietà, incertezza, sfiducia", Giovedì 19 Giugno a CASA33 incontro di verifica con lo scrittore olandese GERT HAGE al nostro "Caffè letterario... e non solo!"

 Incontriamo di nuovo Gert Hage, prima della sua partenza per l'Olanda dopo nove mesi vissuti a Napoli. Porterà con sè anche le parole e le narrazioni del bell'incontro del 23 maggio scorso, i commenti, gli approfondimenti. Giovedì 19 Giugno (ore 19-21) vogliamo far emergere i punti-forza, i possibili percorsi di approfondimenti, le proposte per VIVERE A NAPOLI GUARDANDO IL NOSTRO MARE e rivedere punti di vista, orizzonti culturali e sociali, visioni politiche per un presente che traguardi al futuro nella coscienza di una Storia ricca e complessa. Con Gert, che ringraziamo, continueremo a leggerla, per "rileggere" la sua narrazione nel libro che pubblicherà nella primavera del 2015 e che - speriamo - vorrà presentare al nostro caffè letterario, qui nella "sua" Napoli. Qui di seguito l'intervento di Gert, rimandando alla homa page del sito (articoli in fondo) per i commenti e le parole-chiave emerse. Grazie!

Pubblichiamo l'intervento dello scrittore olandese Gert Hage al nostro Caffè letterario (... e non solo!) del 23 Maggio. E' stata una serata "piena", arricchita dalla dinamica di partecipazione "dal basso" dei numerosi presenti (CASA33 piena di amici interessati all'intrigante e importante orizzonte di riflessione proposto)  e dalla testimonianza di Anna e Mario, due napoletani che hanno vissuto per anni in Olanda. Il tempo è volato via rapidamente, tra vivaci interventi e proposte su post-it che raccoglieremo e proporremo sul nostro sito e nelle nostre pagine FaceBook. Per far si che questo incontro possa essere lo spunto interessante e intelligente non solo per il libro su Napoli che Gert sta preparando, ma di un  laboratorio di pensiero e di azione su alcune parole-chiave emerse. Il nostro Centro di Documentazione continuerà ad organizzare incontri sul "come ci vedono gli altri...", per una riflessione tematica sempre più oggettiva e utile. Tutti ringraziamo per la partecipazione o per il desiderio di esserci, non potendo per motivi diversi. Desideriamo continuare in questa ricerca del positivo di Napoli, del "Bello che dà Speranza", pur nella consapevolezza della sua complessità e dei problemi che la segnano e che la condizionano. Grazie, Gert, per averci fatto cogliere e “vivere” in qualche modo la sobrietà, la profondità, l’umiltà, l’intelligenza del tuo pensiero e del tuo porgerlo alla riflessione e al dialogo, nell’ascolto rispettoso e attento. Grazie a tutti. Grazie anche ai nostri amici della Cooperativa "La Roccia" di Scampia che ci hanno permesso di regalare, col loro lavoro, un "segno" della Napoli positiva ai nostri relatori. Consolidando il "ponte" Centro-Scampia nella Città  che abbiamo desiderio di consolidare. Andando via, dopo il gustoso buffet preparato da Ksenia, ci si sentiva "bene", fra amici. Come quando si sa di essere stati protagonisti, in molti modi, di un "tempo" prezioso. Mentre si rimetteva a posto la sala, mentrre i giovani del Movimento Onda Anomala smontavano l'attrezzatura per la videoripresa da loro curata, alcuni hanno accompagnato Gert a casa. Passando da una pizzeria...Nella piazzetta della Pietrasanta si ricordava Falcone, sua Moglie, la sua scorta assassinati il 23 Maggio 1992. Lo abbiamo fatto anche noi, all'inizio dell'incontro, in CASA33. Era un fare  Memoria, un "ri-cor-dare" (riportare al Cuore, della Comunità), in questo tempo della Testimonianza di Vita che dà forza al Pensiero e lo rende credibile nella coerenza ai valori proclamati. Così fu per una delle nostre ragazze universitarie che accompagniamo nel progetto "Saperi di Speranza", che  studia Giurisprudenza, qui a Napoli: "voglio essere - ci disse - magistrato; e lavorare per la Giustizia, come Falcone e Borsellino".

Per Città della Gioia Onlus - Pasquale Salvio

 

VIVERE CON LE SPALLE AL MARE 

Napoli tra solidarietà, incertezza, sfiducia.

di Gert Hage (*)

Innanzitutto voglio chiedervi scusa per il mio Italiano. 



Ma non è soltanto per questo che sono costretto a leggere questo breve discorso.


E' anche perché non ho la capacità, istintiva in voi napoletani, di parlare a braccio ore su qualsiasi argomento.



Voi siete i campioni del mondo nell'arte del parlare.

Ma il rovescio della medaglia di questo vostro talento è che molti degli incontri ai quali ho partecipato sembrano non finire mai.



Forse avete visto l'epigrafe che si trova in Via Atri  23, proprio qui di fronte,  dove è scritto:  "In questa casa Wolfgang Goethe conobbe e pregio Gaetano Filangieri...". 



Io passo sotto questa lapide almeno quattro volte al giorno.



E ogni volta è come se Goethe volesse ricordarmi che lui ha avuto bisogno soltanto di due mesi per scrivere una grande storia della  città. 

Io sono qui da otto mesi e non ho ancora scritto una riga, almeno non per il mio libro su Napoli.

Ecco la differenza tra un grande scrittore tedesco e un piccolo scribacchino olandese.



Tuttavia mi consola il pensiero che la Napoli di Goethe era più piccola di quella di oggi e meno complicata.



Come si sarebbe trovato Goethe nella Napoli di oggi?


Se ora egli guardasse fuori dalla finestra di via Atri 23 vedrebbe ancora la stessa piazza, piazzetta Atri, ma la vedrebbe piena di  graffiti: un ritratto di Maradona, un autobus blu con la scritta "Chi Milita Merita", e poi un'altra scritta, enorme: Mastiffs, come si chiamano gli ultras del Napoli che fino a poco tempo fa si vedevano ogni giorno nella piazzetta.



Forse Goethe avrebbe riconosciuto, guardando  dalla finestra, il napoletano oggi più famoso nel mondo,  Gennaro Di Tommaso, detto Genny  'a carogna, che effettivamente viene da un altro pianeta rispetto a Filangieri. 


Magari Goethe comprerebbe tutte le mattine, come me, Il Mattino, la Repubblica e, immancabilmente, Cronache di Napoli: un giornale affascinante sulle cui pagine, ogni giorno, compaiono non meno di 30 ritratti di camorristi.



E forse, con sua grande sorpresa, Goethe, che era un sincero ammiratore della città, si sarebbe imbattuto nella classifica stilata di recente studi dall'Unione europea sulla qualità della vita nelle principali città europee,che vede Napoli al penultimo posto, appena sopra Atene. Oppure nello studio del Sole 24 Ore secondo il quale in Italia,per quanto riguarda l'ambiente,  soltanto Taranto sta peggio di Napoli.



Alti tassi di criminalità, fortissima disoccupazione, smaltimento illegale di rifiuti tossici, burocrazia allucinante. Cosa è successo nella città tanto ammirata e amata da Goethe in poco più di due secoli?



Come conciliare i messaggi negativi che ci arrivano dai giornali e dalle  piazze con le tante esperienze positive che ho vissuto in questa  città negli ultimi otto mesi? 



Confesso che in nessun'altra città mi sono sentito così benvoluto come a Napoli. La gente è aperta e ospitale. In nessun altro luogo del mondo è così piacevole passeggiare.


A ogni angolo di strada ci aspetta una nuova sorpresa.


Il mio viaggio alla ricerca dell'identità di una città dal grande passato - ma il cui presente è così difficile da capire -, comincia da qui: dal mistero che si nasconde dietro il contrasto tra la rappresentazione negativa che della città fanno i media e i suoi stessi abitanti, e la vivacità della strada, una vivacità spesso gioiosa, fatta di gente disponibile e cordiale.



Forse è impossibile capire la città. "Non potete capire mai Napoli, non capirete mai Napoli", ha scritto Malaparte nella Pelle.
E un altro scrittore, Domenico Rea, inizia il suo libro "Le due Napoli" scrivendo: "Ogni tentativo di dare un'ennesima Interpretazione di Napoli implica una buona dose di presunzione. Si corre il  rischio di ripetere il  già detto".


Cosa fare dopo aver letto queste parole? Tornare a casa? O ignorare gli avvertimenti, e provare a fare del mio meglio con il rischio di essere giudicato come  uno straniero arrogante e ignorante?

Ho scelto la seconda strada. E vi chiedo scusa in anticipo.



Se si dà retta alle statistiche ufficiali e a ricerche come quelle fatte dall'Unione europea e dal Sole 24 ore, Napoli dovrebbe essere morta da un pezzo.

Oppure dovrebbe esservi scoppiata, sull'onda della rabbia, una rivoluzione.

E invece Napoli è ancora viva. Eccome se è viva!



E allora perché viene data per morta? Secondo me si possono dare due spiegazioni. La prima è che forse le statistiche sono fatte in modo errato. Può darsi che i ricercatori misurino le cose sbagliate.

 E che non è sufficiente basarsi su parametri come quelli che riguardano il trasporto pubblico, il verde, la manutenzione dello spazio pubblico, il lavoro, la sicurezza, per giudicare il tasso di vivibilità di una città.



La qualità della vita è anche un buon caffè, ottimi ristoranti a prezzi accessibili, e sempre aperti, una centro brulicante di vita e attività notte e giorno, il mare a pochi passi…..

ma tutte queste cose ai ricercatori non interessano. 



Secondo la ricerca della Ue, la prima città in classifica, per qualità della vita, è Aalburg.

Questo dice tutto. Non conosco  la cittadina danese. Sarà sicuramente pulita e gli autobus passeranno in orario; ma credo che voi napoletani non resistereste più di una settimana a vivere ad Aalburg.



Accadono più cose a Napoli in un giorno che ad Aalburg in un anno.



Può anche essere che Napoli non esploda perché voi avete trovato un vostro equilibrio, nonostante tutto. Siete abituati, da tempo immemorabile, a convivere  con i disastri: con la crisi, con l'insicurezza, con la miseria. E avete trovato il modo di farvi fronte.



Ho parlato con un economista della attuale crisi e gli ho chiesto se fosse pessimista sul futuro immediato di Italia.

«Sì - ha detto - sono molto preoccupato. Soprattutto per città come Milano, Bologna e Torino. Città che non sono abituate alle crisi. Non sanno come affrontarle. Noi sì. Se c'è infatti una città in Italia  che riesce a sopravvivere alla crisi quella è Napoli, perché qui si può ancora contare su una rete solidale di amici, familiari. Perché qui esiste ancora una comunità.’

Napoli non è solo  bella e vivace. Ma anche una città inclusiva. Una città che accetta l'altro, che non lo esclude. Qui la parola solidarietà (una parola che nel nord europa conosciamo appena e di cui sentiamo la perdita), ha ancora un senso. Custodite queste valore.


Un'altra parola che definisce Napoli è incertezza. E' una delle prime cose che  mi ha colpito vivendo a Napoli. L'incertezza. L'incertezza del vivere. Un incertezza che non deriva solo dalla presenza del Vesuvio, dal rischio dei terremoti, ma fa parte della vita di tutti i giorni.  


La maggioranza di coloro che nascono nel nord Europa, cresce in un ambiente tranquillo e stabile. Passa dalla scuola, all'università, al lavoro. Così è stato per me.

Sai che ci sono i soldi, che troverai un'occupazione, che presto avrai la possibilità di farti una casa. E se anche le cose andassero male - perché non finisci la scuola, oppure sei malato o tossicodipendente - c'è sempre lo stato che pensa a te.

Uno stato che ti dà, ogni mese, 800-900 euro, che mette a disposizione sussidi per l'affitto di una casa, per la sanità, per qualsiasi cosa ti serva ad avere un vita decente. Insomma; lo stato non ti lascia solo. E non ti permette di sprofondare nella disperazione. 



Questa certezza dà la libertà, la libertà di scelta.

Se  chiedi a un giovane nei Paesi Bassi cosa vuol fare da grande, avrai subito una risposta: falegname, pilota, insegnante ....



Ma se fai la stessa domanda a un giovane napoletano, lui ti guarda strano e poi ri dice: "vorrei un lavoro fisso, naturalmente",



Lo stato è il pilastro su cui si basa la vita  di un nordeuropeo.  Fa si che la tua casa sia sempre in equilibrio.

A Napoli, lo stato non si vede. Eppure la città non cade in pezzi,  Ma chi o che cosa mantiene la casa in equilibrio? Ho cercato per tutto questo tempo di capirlo, ma una risposta ancora non ce l'ho.

Forse a tenere in piedi la società napoletana è una misteriosa combinazione di molti piccoli pilastri: ci sono la famiglia, il quartiere, un po' di industria, un po' di turismo,  c'è la camorra che offre alle persone mezzi di sussistenza, c'è l'economia dei vicoli, legale e illegale. E tutte queste cose insieme sembrano sufficienti per non fare esplodere la città.

Voi siete come i maghi che tengono dieci piatti in aria allo stesso tempo. Senza la sicurezza di uno Stato che prende il piatto prima che cada, ma con la certezza che tutto andrà bene, alla fine.


Noi del nord viviamo con la sicurezza dello Stato, voi  napoletani con la certezza dell’incertezza.

L'incertezza è associata con individualismo en una certa sfiducia. Non soltanto verso il grande mondo cattivo, ma anche nelle vostre capacità di trasformarlo.

Perché riempire i muri delle metropolitane con opere di artisti stranieri come l’ eterno Kounellis, l'onnipresente Kapoor o Kabokov, Robert Wilson, etc? Perché le vostre piazze e le vostre stazioni sono progettate da architetti e urbanisti stranieri ?


Si tratta di un paradosso sorprendente. Da un lato andate pazzi per gli stranieri famosi, e per quel che di meglio si crea nel mondo.



Ma per un altro verso sembra che voi viviate voltando la schiena alla vita moderna,  e che non vogliate avere nulla a che fare con la globalizzazione che avvolge il mondo.


Questa non è una critica, al contrario. E' questa contraddizione che dà alla vostra città un volto unico. Quando sono arrivato qui, qualcuno mi ha detto che Napoli rappresenta il meglio e il peggio d'Italia, che ne è, allo stesso tempo, la faccia più bella e quella più brutta.



Negli ultimi mesi ho pensato spesso a quelle parole.

Dove si trova in Europa una città il cui centro è così stratificato, così eterogeneo? Nel quale l'uno accanto all'altro convivono, mescolati, la piccola macelleria, il laboratorio artigianale, in cui un Caravaggio pende accanto alle salsicce dal beccaio locale?

Dove l'avvocato  abita nello stesso palazzo nel quale una  famiglia si da da fare con  lavoretti semi illegali per guadagnarsi il pane?

E' questo che rende la città vibrante e colorata, e che la fa così diversa dai centri storici di Parigi, di Londra o della  mia città,  Amsterdam, dove in centro troverai solo uffici, grandi magazzini costosi, turisti e residenti ricchi.



La brutta faccia è quella delle strade sporche, della scarsa manutenzione dei monumenti, dell’illegalità e della mancanza di rispetto per le regole, di una  burocrazia esasperante. Karl Kraus ha scritto un centinaio di anni fa un bell'aforisma: "Napoli e l'unica citta al  mondo in cui il numeri dei  lenoni eccede quello delle puttane."



Forse tutto ciò   è in parte il risultato di diffidenza, di sfiducia nei confronti di uno stato assente. Anzi, a volte sembra che voi consideriate lo Stato il nemico principale,


Vi do un altro esempio della vostra diffidenza. Un avvocato napoletano mi ha raccontato che va spesso in Scozia, dove partecipa a mostre per amanti dei cani e dei cavalli, in cui si assegnano premi per il miglior abbigliamento, per i migliori accessori di moda ecc...
 A Napoli, mi ha spiegato, gare come questa sarebbero impossibili, perché nessuno ci leverebbe dalla testa che i premi non vanno alle persone che lo meritano.  Saremmo sicuri che il primo premio va alla moglie del presidente della giuria, il secondo al suo vicino e il terzo premio alla nipote.



Diffidenza, ecco la parola che fatalmente riemerge.

Diffidenza non solo verso il mondo esterno, ma anche nei confronti dell'altro.

Sono stato spesso a  Scampia dove ho incontrato varie piccoli gruppi anti-camorristi. Invece di collaborare si mettono uno contro l’altro.

Forse è qui la chiave per capire perché a Napoli l'economia vada male.

Il  concetto di base della economia è la fiducia.



Un'altra cosa ho da dirvi, che mi viene dal cuore.
Ciò che davvero non capisco è perche vivete voltando le spalle al mare.
E difficile trovare un terrazza che guardi al mare. Sembra che il porto non esista per voi. Peccato, perché il mare è generoso con una città. Da  letteralmente e figurativamente aria fresca.

Perché sempre lo sguardo a nord?

Che cosa centrate voi con Milano, Monaco, Parigi?

Non siete olandesi o tedeschi, non diventeresti mai.  In quei paesi vi guardano male se solo fate cinque minuti di ritardo. Lì la vita scorre nel segno dell'efficienza. Nessuna ha tempo per l’altro.
Se devo prendere un appuntamento per la cena con i miei amici, vedo che tutti prendono l'agenda e dopo cinque minuti viene fuori un appuntamento per il prossimo mese.



E perché vorreste essere Tedeschi o Americani ? Napoli ha grandi qualità: solo voi siete capaci, come nessun'altra città  in Europa, di nasconderli.  Le ho menzionate -   il mare, il calore della gente, il ricco patrimonio culturale, un centro vivace ... Abbiate fiducia nelle vostre capacità, nella vostra città.  Napoli è una vecchia signora intrigante. Ha vissuto, ha fatto una vita dura. Si vede. Il corpo è pieno di ferite, ma la testa è ancora  lucida, il suo cuore è grande e gli occhi ancora brillano di vita. Portala ogni tanto al mare.  Curatela bene. Meglio di come fate adesso. E lei vivrà ancora per secoli.

Grazie

 

Gert Hage (*)

Intervento dello scrittore olandese Gert Hage al "Caffè letterario e...non solo" promosso dal Centro di Documentazione dell'Associzione Città della Gioia Onlus a CASA33 il 23 Maggio 2014. Per riproduzioni citare la fonte. Grazie!

(*)  Gert Hage (Amsterdam, 1957) ha studiato legge penale e criminologia. Dopo gli studi ha lavorato come giornalista e capo-redattore per diversi giornali e riviste nei Paesi Bassi. Si è specializzato nella ricerca e nel giornalismo di viaggio. E' stato per qualche tempo in Kosovo  e Macedonia durante  la guerra  e poi ha fatto lunghi viaggi in Uzbekistan, Ucraina e Georgia. Alcuni suoi racconti fanno parte di raccolte antologiche. Dal mese di novembre vive e lavora a Napoli. Nella primavera del 2015 il suo libro su Napoli apparirà per i tipi dell'editore New Amsterdam.

Gert Hage, vive da nove mesi a Napoli e ha scelto  di scrivere  un libro sulla nostra Città, oggi, nel 2014. Napoli  guardata con gli occhi di un cittadino nordeuropeo, che ha voluto viverla, “abitarla”, per narrarla. Taccuino e penna, andando e entrando nel cuore del vissuto … dalla sua casa in un vicolo del Centro Antico alle periferie, dall’accoglienza immediata all’intreccio con la sua complessità inesauribile,dalla consapevolezza di vivere in una grande e antica città mediterranea allo stupore sulla collocazione nelle classifiche internazionali, dalla forza della gente alla mancanza di esplosione di fronte alle problematiche storiche che l’hanno segnata e la feriscono; dalle sue contrapposizioni alle sue opportunità.

Qualche scatto col cellulare...

 Le immagini non relative all'incontro sono tratte dalla rete internet