E' SOLO QUESTIONE D'AMORE... per e con PIO RUSSO KRAUSS di Pasquale Salvio

E’ SOLO QUESTIONE D’AMORE
A margine della presentazione del libro di Pio Russo Krauss “Come la luce dell’alba”
E’ stato un incontro come Pio lo aveva desiderato. Con lui e per lui, intorno alle pagine del suo bel libro “Come la luce dell’alba”. Grazie alla d.ssa Candida Carrino, Direttrice dell’Archivio di Stato, che ha messo a disposizione la bella Sala Catasti. L’incontro è stato preceduto dalla visita guidata (a cura di Rosalia D’Apice, funzionaria delegata architetto del Comune di Napoli) al bellissimo ex convento dei Benedettini, scrigno prezioso della Storia di Napoli e non solo.
Ho moderato l’incontro. La sala ha accolto i diversi mondi che Pio desiderava mettere insieme per questa presentazione: la sua Famiglia (presenti la moglie Gigliola e la figlia Giovanna), la sua associazione “Marco Mascagna”, il Centro “S. Buglione” per le persone senza dimora, con l’unità di strada della Cooperativa “Il Camper Onlus” e l’Associazione “Città della Gioia ETS”, di cui faccio parte. Una molecola sociale di diverse realtà, che cooperano insieme da anni. Volti, persone che hanno incrociato le loro storie nel Pensiero e nell’Azione a favore di chi è in disagio sociale, escluso dalla visibilità di sistemi economici e politici che ne fanno, con Papa Francesco, “scarti” della convivenza cosiddetta civile. E che si sono dati appuntamento nell’Archivio di Stato, luogo amato e desiderato da Pio per questo evento. Ho sottolineato, introducendo la condivisione degli interventi, come questa piccola “rete” culturale e sociale in qualche modo ha dato e dà risposte a quanto Pio aveva nel cuore e per cui ha speso la vita: la promozione di ambiti di unione, di fraternità e di comunità; come credente nel Dio di Gesù Cristo e come cittadino. E’ uno degli assi portanti che emergono dal suo bel libro. Ch’è romanzo storico e, per valori ed esperienze, autobiografico, scritto benissimo. Padre Sergio -il protagonista - ha vissuto nella prima metà degli anni ’70 la stagione ecclesiale post-conciliare e il processo dei movimenti civili, in particolare giovanili. Furono entrambi, spesso insieme, terreno di coltura e di incontro operativo per una rinnovata società, nell’affermazione dei diritti umani e della giustizia sociale. Un cammino comune di credenti e non, che ha generato laboratori di nuovi orizzonti locali e globali, per un mondo migliore possibile. Aspettative che questo primo quarto di secolo del terzo millennio sembra far impantanare sempre più nel fango di nuovi autoritarismi e autarchie, di nuove ingiustizie sociali, di conflitti, di guerre. Di ulteriori genocidi, come – in atto - per il popolo palestinese. Nella colpevole indifferenza o nel complice silenzio delle democrazie occidentali. Come se la Storia non avesse insegnato nulla. Solo in questi giorni le istituzioni occidentali sembrano dare qualche sussulto di reazione, di verità, di fronte al grido di orrore della società civile. Mentre l’Europa corre al riarmo, a scapito delle politiche sociali, della sanità, della scuola, della ricerca. Mi sono chiesto come avrebbe reagito Pio a tanta inumana barbarie. Certamente avrebbe alzato il suo grido già dalla newsletter della Marco Mascagna, che curava e accompagnava con una rigorosa ricerca scientifica, corredata da una ricca bibliografia.
A fianco a me, al tavolo, siede il caro amico Sergio Costa, già ministro dell’ambiente e attuale vice Presidente della Camera dei Deputati. La bella sala “Catasti” è piena di quanti hanno gustato la gioia della visita guidata. Ulteriore esperienza che rimanda alla grandezza di Napoli capitale, resistente, oggi, nella sua Storia, nonostante le ferite subite. Una sedia accoglie i diversi relatori. La scaletta prevede di portarci laddove Pio ambienta il suo libro: nel quartiere di Pianura, a Napoli, dove il giovane padre Sergio, il protagonista, vive la sua vocazione sacerdotale e la stagione ecclesiale e sociale dei primi anni ‘70, nel piccolo convento degli agostiniani. Coincidenza, credo non senza significato, la recente elezione di Papa Leone XIV, “Bob” Prevost, agostiniano. Dopo Ignazio di Loyola con Papa Francesco, gesuita, un altro grande Padre spirituale si profila come presenza significativa nello snodo epocale, complesso e sanguinante, che viviamo: S. Agostino.
Ho invitato relatori e presenti a vivere questo incontro con la forza della semplicità: nell’ascolto, nella condivisone delle esperienze, nel lavoro comune per scoprire il ricco profilo umano e sociale di Pio. Ho ricordato come ho conosciuto Pio, nel 1998, quando ero Presidente della Cvx del Gesù Nuovo di Napoli. Su indicazione dell’indimenticato Padre gesuita Rolando Palazzeschi, assistente ecclesiastico di quella realtà, demmo forma e corpo al Nodo di Napoli della Rete Lilliput: 35 gruppi, movimenti, associazioni, si misero insieme per cercare di imbrigliare il “Gulliver” dei sistemi dominanti, generatori di impoverimenti, ingiustizie, guerre. Pio c’era. Partecipò ai tre gruppi di lavoro tematico, in particolare su economia di giustizia e ambiente.

La d.ssa Barbara Abatino, per conto dell’Editrice “La Valle del Tempo”, ha aperto gli interventi. Ha voluto condividere il rapporto di collaborazione con Pio, per la pubblicazione di “Come la luce dell’alba”, come l’incontro con una persona speciale. Così è emerso nelle tante presentazioni dell’opera in giro per l’Italia. A Lei e alla sua Editrice il grazie dei presenti. Così come il grazie all’Archivio di Stato di Napoli che ha voluto inserire la presentazione nell’ambito della rassegna “Dialoghi di carta, incontriamoci in Archivio”.
Ma torniamo a Pianura. Periferia nella periferia di Napoli, a vocazione prevalentemente agricola, nei difficili anni ’70 del secolo scorso, periodo storico segnato da forte tensione politica e sociale e dal terrorismo. E dalla devastazione del cemento, anche abusivo, di intere aree cittadine. Come Francesco Rosi descrisse nel suo “Le mani sulla città” nel decennio precedente. Una realtà complessa, la Pianura di allora. Che il libro permette di vivere, partendo dal suicidio di un contadino, dalle masserie, da un mondo che vive la tensione tra tradizione e modernità. Il dialogo è uno strumento narrativo coinvolgente e Pio fa anche un uso ricercato in alcuni dialoghi della lingua napoletana: i ROM, con la loro lingua, il mondo gay, la scuola e la formazione, la pedofilia, il mondo dei giovani, la rottura di visione nella Chiesa dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II, l’amore che nasce fra il giovane padre Sergio e una giovane donna, Marlena, con lui impegnata in gruppo a costruire speranza. Giuseppe Musella, di “Insieme per cambiare Pianura”, ricorda quel contesto suburbano. Proiettandolo negli anni a venire, fino ad oggi. Ricorda che c’era gente che si batteva, contrastando gli interessi ben chiari della politica e la pervasività della malavita organizzata. C’era l’impegno dei giovani, della locale sezione del PCI, delle organizzazioni ambientaliste. Che produssero anche delusione, in particolare nei giovani. L’abusivismo sconvolse Pianura. Restituendo nel tempo l’attuale problematica realtà.
Nel libro, come nella vita, Pio sottolinea la necessità della coerenza con la buona notizia del Vangelo, capace di generare testimonianza di amore concreto e di servizio nel farsi prossimo. Per rispetto della dignità della persona e per il bene comune. Nel libro è un doposcuola a mettere la piccola comunità agostiniana a contatto col mondo giovanile del volontariato, volto concreto di pulsioni sociali nascenti: un lavoro faticoso, ma affascinante, per arricchire la “cassetta degli attrezzi” dei bambini del posto, deprivati di adeguati strumenti culturali. Un lavoro sostitutivo più che integrativo dell’azione pubblica. Come spesso accade anche oggi, in un welfare che tappa i buchi delle gravi mancanze di politiche sociali, nei territori, come nel Paese. Nella sua vita Pio si è speso, tra l’altro, come medico. Per una decina d’anni l’ha fatto, come volontario, nell’ambulatorio medico del Centro Buglione a favore degli impoveriti. In particolare migranti e persone senza dimora. Un ambulatorio dove Città della Gioia opera da sedici anni con i suoi medici, divenuti con Pio compagni di cammino. E’ Alice Mustacchia, Presidente e operatrice della Cooperativa “Il Camper Onlus”, a condividere la ricchezza che Pio è stato nel servizio ai senza dimora. Come medico e come “farmacista”, catalogando meticolosamente i farmaci a disposizione. Pio è stato un uomo capace di costruire ponti, relazioni, legami. Un uomo che credeva in ciò che faceva, rendendo bello averlo a fianco nel camminare insieme.
Alice ha voluto donare poi a Giovanna, figlia di Pio, il camice di medico utilizzato presso il Centro. Un gesto bellissimo, sugellato da un forte, sincero abbraccio.

A entrare nella ricchezza dell’accompagnamento di Pio è poi intervenuta Roberta Palazzo, operatrice del Centro Diurno “S. Buglione”. E qui sono emersi tratti di Pio, che si facevano anche “consigli”, che lei ha appuntato su un foglio, bussola preziosa nel lavoro: essere volontari e operatori con un approccio inclusivo, non giudicante, la centralità della persona umana (principio base della nostra carta costituzionale e della dottrina sociale della Chiesa cattolica), avere un atteggiamento caritatevole (carità-amore) non pietistico, concreto, capace di “lavare i piedi” e le piaghe di queste persone sofferenti, utilizzare un modello preventivo, non emergenziale delle problematiche, dove un ruolo forte lo gioca l’informazione. Caratteristiche che Pio concretizzò a piene mani anche nel terribile periodo del Covid.
Un grande dono viene fatto a noi tutti: Edoardo Prestieri, accompagnato da Adife Ilijazi, operatrice del Centro Buglione. Edoardo, utente del Centro, commuove i presenti, leggendo due brevi brani tratti dal libro.
Gli siamo grati per questo esserci. Significativo.
Un gesto di affetto nei confronti di Pio, che l’ha conosciuto e accompagnato con amore.
L’intervento di Enzo Miano ha riportato i presenti ad un altro ambito dell’impegno sociale di Pio: gli anni del Centro Culturale Giovanile di Via Caldieri. Dove Pio entrò come utente di un cineforum, per diventarne negli anni presidente (lo fu anche Enzo Miano) e organizzatore delle molteplici attività: teatro, dibattiti, gite, impegno su pace, disarmo, ecologia, ambiente. Un ulteriore laboratorio di cittadinanza attiva, responsabile, rispettosa, mai banale.
E’ il momento di Sergio Costa, che ha ben conosciuto Pio dal periodo del Nodo di Napoli della Rete Lilliput, con particolare riferimento alle questioni ambientali. “Ripartire da Pio” è il suo invito ai presenti, affinché la sua multiforme testimonianza di impegno ecclesiale, sociale e civile possa essere una spinta per realizzare quel mondo migliore sognato insieme. Nonostante, oggi.... E per consolidare, anche socialmente, il ruolo della Chiesa tra la gente; una Chiesa povera per i poveri. Ricorda quando nel 2003, con la Cvx del Gesù Nuovo, si andò a Parigi per il Social Forum Europeo e, con p. Rolando, partecipò alla grande marcia conclusiva dove, su un lenzuolo bianco, fu scritto “Nous sommes subversifs au nom de Jésus-Christ”. Ciò per sottolineare la preziosa testimonianza di Pio come credente, ricordarne la fede viva, che ha illuminato il suo impegno sociale e civile, personale e comunitario. E continua a farlo.
Il tempo corre veloce. L’uditorio è in ascolto attento delle condivisioni. Interviene Gabriella Butera, presidente di “Città della Gioia ETS”, che sottolinea un ulteriore aspetto di Pio, così visibile anche in padre Sergio, protagonista del libro: il suo impegno per la formazione. Convinta dell’importanza degli strumenti formativi, in particolare nel guado che l’umanità attraversava a cavallo del secondo e terzo millennio, da docente, ha invitato Pio a scuola per interventi con i suoi studenti sulla questione economico-ambientale, utilizzando anche il suo libro “Ecolandia“. Ricordo come Pio, in quegli anni, sviluppò e promosse l’utilissimo calcolo dell’impronta ecologica e sociale, che impattava sulla sobrietà negli stili di vita, sull’utilizzo intelligente dei consumi e delle risorse, sul rispetto della natura, da curare, rispettare, proteggere. Gabriella ha concluso l’intervento condividendo le mozioni e le emozioni che hanno suscitato in lei la lettura del libro. Consigliando, a chi non l’avesse già fatto, di leggerlo e ricordando che i proventi, per volontà di Pio, sostengono il Centro “Buglione”.
Infine, ultimo intervento quello di Gigliola Golia, sua moglie. Il suo dire è come un ricamo che unisce i vari aspetti che sono emersi nell’incontro. E non solo, permettendoci di entrare nella loro bella storia di coppia e familiare. Si, il libro narra di esperienze che Pio ha vissuto nella sua vita: il doposcuola a Pianura, il gruppo giovanile di impegno sociale, l’amore per la natura e per le questioni ambientali. Amore che lo ha portato, nell’Associazione Marco Mascagna da lui fondata e presieduta, a proporre mensilmente le “passeggiate”, il cui invito era corredato da informazioni sul percorso e consigli sull’abbigliamento. Si, nel libro c’è molto di Pio, della sua storia. Ma il protagonista, padre Sergio, pur vivendo principi ed esperienze appartenute a Pio, la sua storia d’amore con Marlena, non rappresentano la realtà: Gigliola e Pio si sono conosciuti e innamorati rispettivamente a 16 e 17 anni.

Ascoltando Gigliola, ho ripensato alla ricchezza della vita di Pio con la sua Sposa, della loro Famiglia. Generatrici di una miriade di relazioni di amicizia, di fraternità, di legami. Che ancora oggi mi appaiono, evidenti, semi di Vita e di Speranza, che guardano al futuro.
Siamo andati oltre l’orario previsto. Ma la sala è ancora quasi piena. Nel ringraziare ancora una volta tutti i partecipanti all’incontro, ho sottolineato un aspetto che nasce dalla spiritualità agostiniana: essere contemplativi e attivi. In un convegno dei movimenti ignaziani del 2003, a Genova, intervenendo al tavolo, p. Rolando disse “quindi dobbiamo essere persone contemplAttive”. Pio lo è stato. E continua ad esserlo in modo diverso, oltre il tempo. Pertanto, ho preferito chiudere l’incontro con una frase che aveva condiviso Alice: “E’ bello per noi averlo accanto… Pio ci credeva…”. Perché, come ci ha scritto nell’ultimo messaggio prima di nascere al Cielo, la cosa più importante è l’amore. Che emerge anche dal video “Laudate Dominum” che ha voluto donarci; immagini e musiche sue. In una di esse, mi è tornato nel cuore il titolo del Suo libro “Come la luce dell’alba”, che mi rimanda al 2006, in Terrasanta, con Gabriella mia moglie. In una delle ultime mattine, all’alba, al risveglio, presi la macchina fotografica e me ne andai su uno scoglio nel mare di Galilea, vicino alla riva. A pregare. E contemplare. E vidi, come ricordava Sergio Costa nel suo intervento, la sequenza di luci che gradualmente mutavano, dal rosa pallido dell’alba, che pian piano riempiva il buio di luce sempre più rossa, fino al sole nascente che delineava l’acqua, i fiori, le piante, gli uccelli che le abitavano. E, lontana, la città di Tiberiade. Silenzio e canto degli uccelli. Quasi una colonna sonora che dava voce al Creato. Mi piace pensare che, nella Luce della Vita, Pio sia stato con noi presente in quest’incontro. Felice che il suo libro e la sua esistenza si facevano, ancora una volta, dono per tanti. Felice di essere, ancora una volta, generatore di legami. Un suo caro amico, medico anch’egli, impossibilitato a partecipare all’incontro, mi ha confidato, commosso: “Pio è stato un Angelo che il Cielo ci ha prestato, e lì è tornato: fra gli Angeli”.
Le sedie si vuotano. E’ profumo d’Amore ciò che resta.
Pasquale Salvio, Napoli, 17 maggio 2025






Le foto pubblicate sono state realizzate dal Fotografo Filippo Tufano, nostro socio. Lo ringraziamo.
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