"La speranza di sogni realizzati" di Felicia Luciano

Quando Felicia ci ha fatto vedere, con legittimo orgoglio e amore, il suo libretto universitario del primo anno, zeppo di bei voti, abbiamo capito ancora una volta che ciò che restituisce il nostro progetto “Saperi di Speranza” è molto più di quanto noi, col nostro impegno di volontariato, offriamo. Come con Marina (la nostra neo-studentessa in giurisprudenza), continuiamo a riempire lo spazio web del nostro sito con le risonanze dei nostri ragazzi, che accompagniamo nel percorso universitario.

Felicia mette insieme, nel suo bell’ articolo, da approfondire a diversi livelli, speranza e sogni con una realtà difficile, “in salita”. Siamo sicuri che la sua determinazione e l’amore, anche per la sua famiglia, che sostengono il suo impegno, le forniranno strumenti in più nella “cassetta degli attrezzi” della vita. Lei sa – e lo dice nell’articolo – che siamo insieme nell’amicizia e nel cammino, anche con i tanti che, sostenendo il nostro progetto, permettono la realizzazione dei sogni dei nostri giovani, qui a Napoli, ora. Ed è stato bello, nel post-scriptum della sua mail con cui ci ha inviato l’articolo, chiederci: “è pronta la sede operativa della nostra Associazione”?

Cara Felicia, scrivi bene, oltre la “brunetta” che ti ha spinto (e con enorme affetto), Città della Gioia è la tua grande “famiglia”. E ne siamo felici. Felicità ch'è nel tuo bel nome. Grazie.

PS per i lettori: pubblichiamo le risonanze dei nostri giovani studenti chiedendo di commentarne i pensieri, le aspirazioni, i desideri. Basta utlizzare lo spazio di "commento" al termine dell'articolo. Desideriamo che questo sito sia sempre più luogo di dialogo e di confronto costruttivo. Ma si può andare anche alla pagina FaceBook di Felicia (da cui è stratta la sua bella foto), per chi è nel social-network. Felicia è iscritta al secondo anno di laurea in design di moda della Facoltà di Architettura di Aversa, Seconda Università degli Studi di Napoli. Grazie.

La speranza di sogni realizzati

Cosa vorresti fare dopo il diploma?

La stilista!

Ma dopo  andresti a fare la sarta, è del tutto ANTICULTURALE!

E' stata la frase che mi ha fatto "bloccare" per un pò, ma mi ha anche permesso di screditare un giudizio che era insito nella mia mente e che mi ha fatto esitare... e adesso sono qui a raccontare a tutti voi il mio primo anno da Matricola.

Mi chiamo Felicia, ho 21 anni e frequento il Corso di Laurea in Design per la Moda, sono iscritta al secondo anno e sono FIERA DI ME STESSA!

Non si sa bene  cosa farò nel mio domani, del resto come tutti, non si sa bene quale sia il lavoro di un designer anche se fa moda, non si sa se troverò un lavoro, ma so cosa voglio fare nella mia vita, nonostante tutte le incertezze.

Sono entrata al primo anno del corso che frequento facendo un test d'ingresso, non ricordo altro giorno in cui mi sono sentita tanto sicura e consapevole di quello che volevo fare; io volevo entrare in quella facoltà e ci sono riuscita! E' stato il primo step, la mia prima grande vittoria. Ma quando ho messo piede il primo giorno nella facoltà come matricola, mi è caduto il mondo addosso. Ho visto ragazzi chiaramente sicuri di sè stessi e delle proprie capacità, delle proprie risorse, impegnati a fare corsi e attività di ogni genere, troppo lontani da come ero io e dalla vita che fino ad allora avevo vissuto, attraversata da persone incredule nell'università perché  "sono troppi i laureati in mezzo alla strada a far niente", come sostenevo anch' io. Ma io per fortuna ho avuto una  "brunetta" a spingermi con sempre maggiore forza in questo mondo e una grande “famiglia” pronta ad accogliermi (e grazie per aver insistito!).

 

Il mio primo quadrimestre è cominciato con troppe difficoltà: non avevo basi per la matematica, non sapevo usare il computer, non superavo le prove di corso, una lunga serie di  "non" pronti a scoraggiarmi.  Però non l'ho fatto,  non mi sono scoraggiata, non potevo almeno per tutte le persone che mi sostenevano anche senza mai avermi incontrato, io ho un debito con tutte loro. Ho continuato a farmi forza e le cose sono venute da sole. E' venuto il primo 28 e poi il 24 in matematica che prima non avevo passato, era finalmente la mia forza di volontà ad avere la meglio. Ho continuato così impegnandomi, mettendoci tutta me stessa, come fanno le matricole. E ho continuato a sperare nel mio sogno: diventare una stilista, avere nelle mani il potere di esprimere pensieri da indossare, andare lontano da questo posto fermo da troppo tempo, lavorare, sudare, coglierne i frutti e ripagare gli sforzi della mia famiglia, portarli lontano,  perchè nelle loro possibiltà hanno fatto quanto possibile per portarmi fino a qui. Poi è cominciato il secondo quadrimestre, anche quello molto impegnativo, ma con ottimi risultati per una che non si vedeva nel mondo universitario. Un ottimo riscatto soprattutto per tutte le volte che avevo pensato di non farcela!

E adesso mi ritrovo qui, al mio computer a scrivere del passato e del presente. Vivo un secondo anno molto più complicato del primo, di matricole  che si sentono abbandonate.  Mi ritrovo di fronte a persone che vogliono inserirmi in un mondo molto più reale, per la prima  volta  a contatto con il lavoro che forse farò domani. Ma persone che spezzano anche le speranze crudelmente: in un martedì pomeriggio, come tema di discussione il tirocinio formativo, ascolto un professore sbraitare che noi apparteniamo alla Seconda Università  di Napoli, e già per questo ci ritroviamo al secondo gradino. Che non abbiamo possibilità, che i nostri genitori ci hanno alloggiato sugli allori, che i figli dei camorristi studiano a Cambridge, e che noi dobbiamo essere consapevoli che non arriveremo mai a fare ciò che vorremmo, che saremo sempre all'ultimo gradino.

E allora è così che dovrà essere per sempre? Le cose non miglioreranno mai? Chi ha deciso che io non posso aspirare al meglio, e, soprattutto,  chi ha deciso che io come altri non ci potremmo mai arrivare? Chi osa tentare di spezzare la speranza che si è creata dopo tanti tentativi in me e altro non vuole che divenire realtà? No! Io non sarò una matricola per sempre, e tendo a sottolineare matricola perchè è così che spesso il mondo vede dei ragazzi speranzosi: un mucchio di numeri insensati. E proprio in questa sede voglio cogliere un'occasione d'oro per poter parlare a tutti con il cuore aperto: non tagliateci le ali, ma colmate i nostri desideri migliori,  siamo noi il futuro di un mondo che sta andando a rotoli, ma abbiamo bisogno solo di una mano per non inciampare!

Questa è la mia storia,  la mia vita, come tante altre,  una storia di speranza e al contempo un grido di ribellione. Spero vi arrivi al cuore.

Felicia Luciano

foto fatta da Felicia tratta da FaceBook