6 APRILE, L'OROLOGIO SI FERMA ANCORA ALLE 3.32: SIAMO INSIEME AI CITTADINI AQUILANI E ALL'ABBRUZZO, LE CUI FERITE DEL TERREMOTO SONO ANCORA APERTE E SOFFERENTI

 

L’AQUILA: IL BUCO NERO DELLA RICOSTRUZIONE

Che dire? Essere cittadini ma non avere più una città è un'esperienza unica. Significa per anni uscire di casa solo per le esigenze primarie, per fare la spesa, per andare al lavoro o dal medico.

E' come trasferirsi improvvisamente da una antica e prestigiosa città di piazze in una vastissima neo-città fatta solo di strade.

Le nostre periferie sono diventate il nuovo centro, mentre il vero centro storico (il sesto d'Italia per estensione) è tuttora un buco nero i cui suoni e colori vivono solo nella nostra malferma memoria. Stentiamo persino a ricordarne i nomi delle strade.

Tutto ciò, a quattro anni dal sisma disastroso del 6 aprile 2009, aumenta il senso di spaesamento che anzi nei primi  mesi e anni era stato affrontato con la tenacia di chi reagisce con forza alla perdita di una parte della sua vita, di una parte di sé. Oggi a poco vale la possibilità di spostarsi altrove o di annegare la propria angoscia nella stupenda natura che circonda questa ex-città, specie se sei bambino, vecchio o disoccupato.

Ci eravamo illusi col G8 che la ricostruzione dell'Aquila potesse divenire un impegno internazionale. Ci eravamo illusi che la ricostruzione dell'Aquila potesse divenire almeno una questione nazionale, perchè se la Patria è una sorta di grande famiglia, in essa si dovrebbe concorrere naturalmente alla guarigione di chi è malato o ferito.

Il meraviglioso sforzo di tanti volontari che si sono prodigati nella fase emergenziale ha lasciato invece il posto a una politica nazionale e locale contraddittoria, attenta solo agli interessi di parte, incapace di dare certezze a uomini e donne bisognosi di progettare la propria vita.

Se è vero che una minoranza eroica di cittadini è ancora attiva e si batte per una ricostruzione partecipata, sostenibile e rispettosa del bene comune, è altrettanto vero che la gran parte rischia di cadere nella rassegnazione, nell'incertezza del futuro, nella depressione del vivere quotidiano. Sembra che solo gli affaristi, i furbi, i malavitosi siano soddisfatti di come stanno andando le cose. Quella che doveva essere una questione nazionale rischia così di diventare l'ennesima vergogna nazionale.

Walter Cavalieri (*)  

(*) Ci affidiamo ad un articolo del giornale online abruzzo.web per un breve profilo del nostro amico Walter, che ringraziamo per il suo intervento.

Abbiamo poi chiesto ad un'altra nostra giovane amica aquilana, Fabrizia Di Stefano, studentessa del Liceo "Bafile" (quando vinse una delle sezioni del concorso "L'Aquila 2019", con cui donò alla Città e alle Istituzioni, con i suoi compagni di studio, la forza dei suoi sogni e delle sue idee) di leggersi "dentro" e narrare ciò che vive, oggi. Grazie, Fabrizia!

 

Un paio di anni fa avrei detto ''Questa città non la lascio, ha bisogno di me, di chi ha voglia di cambiare.'' Ma ad oggi non è più così...

Le dita che sfiorano la tastiera, ''avanti, scrivi!'' mi ripeto. Il nulla. Sono stufa di parlare del terremoto, della sofferenza, della vita che è cambiata, delle case crollate, delle lacrime versate, della paura nel ricordare e nel poterlo rivivere. Ma pensando a quella notte non posso fare altrimenti. Sono passati quattro anni ormai, e tutto è in pausa. Le belle speranze sono scappate in punta di piedi, così come coloro che dicevano ''L'Aquila tornerà a volare!''. Un paio di anni fa avrei detto ''Questa città non la lascio, ha bisogno di me, di chi ha voglia di cambiare.'' ma ad oggi non è più così. Tutta quella voglia di cambiare le cose è sfociata nel suo esatto contrario. Passano i giorni, i mesi, gli anni e sarò pure egoista ma non m'interessa pensare e sperare di rivedere la mia città com'era prima. L'unico obiettivo è andare via, premere ''play'' sulla mia vita e lasciare che col tempo torni a scorrere. Questa sera sarò alla fiaccolata in memoria delle vittime. Sento gente dire ''Non è giusto ricordare solo una volta all'anno". Chi parla così non sa, e mai capirà. Quelle 309 vittime le ricordiamo ogni volta che passeggiamo per il centro e vediamo palazzi, o meglio ricordiamo palazzi ormai mangiati dalla terra. Le ricordiamo quando la terra trema anche per pochi istanti. Quando ci sediamo a tavola e una sedia resta vuota. Quando sul campo da rugby la maglietta n.1 è sostituita dal n.99. Ogni piccolo dettaglio fa riaffiorare il ricordo. E questo sarà per tutta la vita.
Vi abbraccio, Fabrizia.

Fabrizia Di Stefano 

 

Nome: Lorenzo
Cognome: Sebastiani
Sesso: M
Data di nascita: 28/09/1988
Luogo di nascita: Marana di Montereale (AQ)
Luogo del decesso: via Campo di Fossa, L'Aquila

LA STORIA
“Ciccio”, come lo chiamavano i compagni di squadra, aveva 21 anni ed era rugbista da sempre. Cresciuto nell’Aquila Rugby ne era diventato il pilone ed era considerato una delle maggiori promesse della palla ovale italiana. Aveva vestito anche la maglia azzurra e con la nazionale under 19 aveva partecipato ai campionati del mondo. La notte di domenica Lorenzo Sebastiani, nato a Marana di Montereale, era con un gruppo di amici quando è arrivata la prima scossa, intorno alla mezzanotte. Si erano spaventati e avevano deciso di passare la notte insieme per farsi coraggio. Poi la scossa delle 3,32. Il suo nome è finito nell’elenco dei dispersi. Il primo a riconoscerlo è stato un amico, grazie a un tatuaggio. Poi il riconoscimento ufficiale, fatto dal fratello.


Luisa Nardecchia, prof del Liceo "Bafile" col quale abbiamo contribuito in parte al bel progetto "L'Aquila 2019" (idee e progetti per la ricostruzione dei giovani studenti guardando a 10 anni dal sisma) ha scritto spesso nel nostro spazio web riflessioni che si facevano anche narrazioni di sentimenti, desideri, delusioni, protesta. Nella speranza di ospitare ancora le sue parole, riproponiamo un video tratto da Youtube, dello scorso anno, ma così attuale, perchè senza tempo sono i sentimenti e i valori che mettono insieme la Storia personale, culturale e sociale con il dolore della Città, amata e ferita, ma in un orizzonte di Forza e di Speranza. Ringraziamo anche Lei, con amicizia.

 

http://www.youtube.com/watch?v=hc-jIW0SiLs

 

La prof. Luisa Nardecchia circondata dai suoi alunni del Liceo "Bafile" (le foto sono tratte da internet)