POLVERE NEGLI OCCHI, NEL CUORE SOGNI. All'Aquila per la collezione permanente contemporanea del Liceo "Bafile". E non solo... di Isabella De Stefano

Abbiamo accettato l’invito all’Aquila, per il 18 dicembre, ignari che il maltempo e la neve avrebbero spezzato in due l’Italia, ma non l’Abruzzo, terra avvezza ai rigori dell’inverno. Con qualche precauzione, l’antigelo nel radiatore e soprattutto le catene universali di rapidissimo montaggio, ci mettiamo in viaggio. Arriviamo all’Aquila dopo un viaggio tranquillo e comodo, ma non appena siamo in città avvertiamo la necessità di utilizzare le catene, per le sottili e insidiose lastre di ghiaccio che ricoprono le strade. E’ uno scherzo montare le praticissime catene universali e Maurizio e Pasquale sono subito all’opera. Altrettanto rapidamente si rendono conto che le catene universali, pronte per l’uso, in realtà sono resistentissime al montaggio. Ci rivolgiamo a tre vigili del fuoco, che fortunatamente per noi erano ancora in servizio. Sono loro che, alternandosi ai nostri pneumatici e alla guida dell’auto, con opportune manovre riescono a vincere la resistenza delle nostre catene “universali, di facile e rapido montaggio”. Non sappiamo proprio come sdebitarci con i tre generosi vigili, fortunatamente Pasquale ha provveduto ad acquistare un paio di vassoietti di dolci, sfogliatelle ricce e frolle. Ne offre uno ai nostri soccorritori, che, dopo un attimo di imbarazzo, accettano il piccolo dono, segno della nostra riconoscenza per il loro prezioso aiuto.

 

Riusciamo a raggiungere il liceo Bafile, in tempo per assistere alla mostra "polvere negli occhi, nel cuore sogni". L’Istituto è avvolto in un’atmosfera molto suggestiva, il cortile è illuminato da sculture a forma di parabole, che emanano una luce azzurrognola che dà risalto agli imponenti abeti, imbiancati dalla neve.

All’interno della scuola le luci, il via vai delle persone rendono tutto molto festoso e ricco di calore. L’infaticabile Luisa ci viene incontro e, subito dopo di lei, Cristina, il Direttore Enzo, il Dirigente scolastico Natale e Walter che ci guidano verso il coro che sta eseguendo brani dal repertorio tradizionale natalizio. Subito dopo visitiamo la mostra di arte contemporanea, ideata e curata dalla prof. Licia Galizia che ha riunito  artisti provenienti da tutta l’Italia in un’iniziativa per la nascita di un Museo Permanente di Arte Contemporanea nella sede del Liceo.

  

Le ventitre opere esposte sono state realizzate direttamente nell’Istituto dagli artisti con la collaborazione e l’apporto degli studenti della scuola.  La scuola insomma si trasforma in un laboratorio permanente di arte, che coniuga ricerca, creatività e fruibilità da parte di un pubblico più vasto rispetto ai tradizionali musei di arte contemporanea. Visitiamo la mostra con l’aiuto dei ragazzi che guidano il pubblico durante il percorso. Siamo colpiti dal loro entusiasmo e dalla competenza con cui relazionano sulle diverse opere e sui rispettivi artisti, frutto di una preparazione per niente pedante, come rivelano il loro linguaggio, fresco e originale, e l’argomentazione ricca e coerente. Incontriamo la prof. Galizia, con la quale ci complimentiamo per il successo della sua iniziativa, concreto esempio di scuola partecipata. La docente, artista affermata, ci spiega che la scelta della scuola come sede di una mostra permanente è nata dall’intento di avvicinare i giovani ai diversi linguaggi  dell’arte contemporanea, generalmente considerata difficile e incomprensibile e per questo spesso ignorata. Il tema della mostra è il terremoto, con il suo carico di dolore e distruzione, ma anche la ricostruzione e la rinascita, che assumono nelle opere forme e stili originalissimi, come le maniglie in fuga sulla parete bianca, il murales sulla parete dell’atrio e la targa di Mauro Folci, “non è vero che non”.

  

  

Aspettiamo da alcuni ragazzi che ci hanno guidato e con i quali abbiamo scambiato pareri e riflessioni, un loro commento sull’esperienza. Dopo la mostra ci attende un lauto buffet, ricco di specialità della cucina abruzzese.

 



Il giorno dopo visitiamo il martoriato centro dell’Aquila, in compagnia dei nostri ospiti e di alcuni docenti provenienti da Castellammare e dalla Sicilia,  intervenuti per la mostra. Constatiamo presto che dall’ultima visita, nella scorsa primavera, non è cambiato molto: gli edifici sono in sicurezza, piazza Duomo è libera dai detriti e c’è un timido segnale di ripresa nella presenza di qualche esercizio commerciale che ha riaperto.

  

  

Tuttavia  l’aspetto desolato degli edifici e delle strade semideserte rende ragione delle numerose manifestazioni di protesta contro i ritardi e l’assenza di un piano per la ricostruzione, che dia speranza e prospettive concrete per la rinascita. Percorriamo con un permesso dei vigili del fuoco e da loro scortati una piccola porzione della zona rossa, normalmente interdetta alle persone. Tutta la strada, uno dei decumani dell’Aquila,  è un susseguirsi di palazzi signorili, che, nonostante i danni profondi e l’assenza di vita, lasciano immaginare il decoro, l’eleganza e la vivacità culturale precedente al terremoto. Siamo nella zona universitaria dove si trovano Palazzo Carli sede del Rettorato, Palazzo della Biblioteca, Palazzo Quinzi, quasi del tutto indenne, e ci inoltriamo fino alle chiese di San Pietro a Coppito e San Domenico, gravemente danneggiate. Cosa si potrà recuperare, in che modo e con quali tempi è impossibile stabilirlo, sono interrogativi per il momento privi di risposte certe. Lasciata la zona rossa, ci dirigiamo in piazza Duomo verso un tendone dove è stato allestito un punto per la raccolta delle firme a favore della legge di iniziativa popolare redatta dai cittadini aquilani. La proposta di legge consta di 20 articoli ispirati da un principio fondamentale che la popolazione colpita da una calamità debba essere direttamente coinvolta nel processo di ricostruzione. Si ritiene opportuno l’allontanamento di dispendiose figure commissariali e improduttive deroghe nella gestione della ricostruzione, che deve essere invece affidata agli ordinari Enti territoriali, eletti dai cittadini e competenti sul territorio. La legge vuole tracciare un percorso valido in tutti i casi di calamità naturale, purtroppo molto frequenti in Italia, ed evitare le infiltrazioni mafiose, le speculazioni e il clientelismo degli appalti. Condividiamo i principi di questa proposta, ispirata da senso civico, coraggio e determinazione e decidiamo quasi subito di avviare la raccolta delle firme a Napoli, facendoci consegnare alcuni moduli. Siamo onorati di poter offrire un nostro piccolo contributo per una causa così importante, per essere concretamente vicini a tutte le persone che abbiamo incontrato a L’Aquila da quando abbiamo iniziato questo percorso di solidarietà e condivisione. Pensiamo in particolare ai ragazzi del liceo Bafile, che, aiutati dai loro docenti, hanno elaborato il dramma da loro vissuto, dando vita a produzioni creative e originali, quali i progetti del concorso L’Aquila 2019 e la mostra di Arte contemporanea. Sarebbe un peccato  e un errore enorme deluderli nelle loro aspettative, nei loro sogni, ignorando il contributo che desiderano offrire per la rinascita della loro città.


Sono state 24 ore molto intense, all’insegna di valori quali l’ospitalità nel suo significato più antico, offrire cure e amicizia; il valore di una scuola aperta al nuovo e al territorio, fonte di crescita e promozione umana; il senso civico, inteso come vincolo che lega gli abitanti di una città, fondato sul rispetto e la cura del bene comune, sulla condivisione di valori e ideali da difendere e da trasmettere.

 

Isabella De Stefano

Città della Gioia onlus

 

 

"alba sull'Aquila, nel cuore sogni"  di Pasquale Salvio

 

Le foto sono di Pasquale Salvio