Emergenza freddo e persone senza dimora, un articolo di Napoli Città Sociale
Impossibile censire il popolo che vive nell’ombra dei senza casa, lo scorso ottobre il Camper girando tutta la città nell’arco di una notte ha contato 270 persone, ma di fatto quelli che si nascondono agli occhi dei passanti sotto le volte dell’autostrada e in zone più nascoste della città, tra Napoli e Provincia, sono molti di più: oltre 1500, secondo la valutazione della Comunità di S. Egidio. Si tratta di persone socialmente ed economicamente disagiate, migranti, tossicodipendenti, ma sempre più spesso anche di coloro avevano casa e lavoro e a causa di una separazione, un lutto o un licenziamento sono scivolati nella marginalità sociale. E se la strada rende ogni giorno la vita di questi uomini e donne durissima, il gelo invernale può seriamente comprometterla.
Per far fronte all’emergenza freddo dunque è stata predisposta una strategia tra le strutture comunali, la Caritas, la Croce Rossa, le Suore di Calcutta e le tantissime associazioni che nei diversi quartieri della città si adoperano per fornire un pasto caldo e soccorso ai più bisognosi, insieme a singoli volontari che donano coperte e vestiti. Fondamentale risulta anche la segnalazione dei singoli cittadini e degli stessi clochard di senza tetto ammalati o feriti.
L’Assessorato alle Politiche Sociali ha messo a disposizione dei senza tetto altri 150 i posti letto, oltre quelli già presenti in città (nel Dormitorio Pubblico del Comune di Napoli, nella Struttura di S. Antonio La Palma e alla Tenda). Don Antonio Vitiello dell’Associazione La Tenda di Materdei ha dato la disponibilità per accogliere 40 clochard oltre quelli che vivono stabilmente nella sua struttura, e così il dormitorio pubblico di Via De Blasiis.
Il Comune ha inoltre messo a servizio di oltre 50 persone la struttura comunale S. Francesco a Mergellina, già deputata alla solidarietà come colonia estiva per minori disagiati e di lasciare le stazioni della metropolitana collinare aperte tutta la notte quale rifugio dal maltempo e dalla violenza che è pericolosamente in aumento.
“Questa settimana un uomo polacco di circa 50 anni, che vive nella zona del Museo, ci ha raccontato di essere stato aggredito di notte da un gruppo di “giovanotti”. Mentre dormiva è stato preso a calci e a pugni e quando si è reso conto ci ciò che stava accadendo la banda stava andando via e si è ritrovato contuso e con una clavicola rotta.
Gli anni passati abbiamo censito tanti morti, ma più che il freddo li hanno uccisi i problemi sanitari e la violenza. Penso a Iusuf morto perché gettato in una fontana o a Victor cui hanno rotto il cranio o a Renata curata male per un’infezione”- racconta Benedetta Ferone, responsabile dei senza dimora della Comunità di S. Egidio di Napoli che con i suoi volontari prepara e distribuisce ogni sera pasti e bevande calde in diverse zone della città, per un totale di 1.000 a settimana.
“Sappiamo che con il gelo la domanda di aiuto crescerà e per fortuna il piano per l’emergenza è stato approntato in tempo. Eppure incontriamo persone da anni disabituate alle regole o con disagi psicologici che rifiutano un posto al chiuso”- racconta Mario Rimoli che ogni notte, dalle 22.00 alle 7.00 setaccia la città alla ricerca di chi non ha un tetto insieme sul Camper dell’UMPIS - Unità Mobile Pronto Intervento Sociale del Comune di Napoli che ha il suo quartier generale nel Centro comunale per il Coordinamento delle attività dedicate ai senza dimora "Salvatore Buglione", Via Pavia 129.
“Non bisogna dimenticare che la strada è sempre una scelta forzata da cause disparate - continua Benedetta Ferone -. La necessità per il futuro è quella di diversificare l’offerta e destinare luoghi e servizi specifici ai senza dimora con disagio psichico e per le degenze post ospedaliere. Inoltre servirebbero più posti letto per le donne, che tra i senza casa sono in aumento costante, oltre a wc, fontane e docce pubblici”.
Durante il giorno dalle 8.00 alle 23.00 scendono in strada alla ricerca di clochard in difficoltà anche il furgone de la Tenda e i mediatori culturali della Dedalus che gestiscono anche un drop-in in Via Pavia, ossia un centro diurno a bassa soglia dove i senza dimora, in particolare migranti, trovano ristoro e possono fare una doccia calda. “Contiamo circa 90 utenti al mese - spiega la responsabile Ernestina Servo- e aumentano con il freddo, vengono da noi soprattutto magrebini e est europei che hanno fallito il progetto migratorio e si arrangiano vivendo in palazzi o furgoni dei treni abbandonati. Molti hanno problemi di dipendenza da alcol, per questo realizziamo anche accompagnamento ai servizi sanitari e al Sert”.
Altro punto di riferimento fondamentale per i senza dimora, soprattutto italiani, è il Binario della Solidarietà, centro di accoglienza diurno dove oltre alla disponibilità di un pasto caldo e di docce vengono realizzati corsi di lavorazione del cuoio, giardinaggio, ceramica e decoupage, tenuti da volontari della rete Caritas. E’ lo “stare” insieme agli altri contrapposto al vagare che da un senso alla vita dei clochard, non a caso capita che -raccontano i volontari- quelli più colti trascorrano il loro tempo a leggere nelle librerie Feltrinelli.
Compendio utilissimo per i senza casa è “Dove” la guida della Comunità di S. Egidio che mappa ogni anno i servizi per i senza dimora dalle mense, ai centri di ascolto con tutti i dettagli necessari per sopravvivere in strada. L’edizione del 2012 sarà a breve presentata al pubblico.
Numero per il soccorso dei senza tetto: 0815627027
Alessandra del Giudice