5 Giugno, a L'Aquila il convegno internazionale "Dopo la caduta, memoria e futuro", nel corso del quale saranno premiati gli studenti vincitori di un concorso che guarda al futuro, ben radicato nella Storia e nell'oggi della Città.

L'Aquila 2019: sabato il verdetto della giuria

Si è concluso da qualche giorno, con il verdetto insindacabile di una Giuria di noti professionisti aquilani, il Concorso di idee per la ricostruzione “L’Aquila 2019”, ideato e bandito dal Liceo Scientifico “A.Bafile” dell’Aquila per i propri studenti. Ben quarantaquattro i lavori presentati, per circa cento partecipanti, 5 i vincitori da proclamare ufficialmente sabato 5 giugno, presso l’Auditorium della Carispaq, a Strinella 88, alle ore 16,00 nell’ambito del Convegno Internazionale “Dopo la caduta: memoria e futuro”. Uno il vincitore assoluto, quattro quelli delle sezioni in cui si articola il concorso: fotografia, narrativa, saggistica e progettistica.

Noi docenti del Liceo Bafile abbiamo avuto la possibilità e la fortuna, non avendo subito il trauma della delocalizzazione, di elaborare questo progetto per impegnare i nostri studenti e per dare loro un obiettivo, valorizzando il loro potenziale creativo. Intuizione che trova riscontro in quanto affermano due quindicenni piuttosto “arrabbiate” nel loro saggio: “Adesso BASTA. Togliamo le manette alla rabbia e parliamo noi. Ci ha strappato la nostra città prima che ce ne accorgessimo, eppure quale cosa orribile avevamo fatto per meritare tutto questo? Ci siamo svegliate da un incubo e dopo tanto ecco l’occasione giusta per cambiare”. L’occasione giusta è questo concorso di idee: i nativi digitali sono sempre più “avanti” nelle ipotesi di ricostruzione, e soprattutto incanalano le loro energie in modo fattivo e positivo, invece di sbandarsi in qualche sperduta periferia di un centro inesistente. La realizzazione del concorso è stata come un puzzle destinato ad auto-comporsi: i docenti immediatamente operativi, gli studenti impegnati e attivi, la Prof.ssa della Georgetown University, Laura Benedetti, così entusiasta alla notizia del concorso da offrirsi di valorizzarlo nel suo convegno internazionale. Che dire poi dell’incontro fortuito con la Onlus di Napoli “Città della Gioia”, alla ricerca di un progetto per la rinascita, legato ai giovani e per i giovani? E infine la Giuria di esperti, che si è offerta in modo assolutamente gratuito di sobbarcarsi l’onere di studiare i 44 lavori dei ragazzi con amore e passione fino ad addivenire ad un verdetto unanime. Eccola, la Giuria: gli Architetti Giancarlo De Amicis ed Enrico Sconci, il Prof. Ferdinando Balena Arista, il Dott. Giustino Parisse, e il Fotografo Roberto Grillo. Tutte autorità nel loro campo. Quando abbiamo accennato la cosa, hanno reagito con autentico entusiasmo, dimostrando fattivamente (e non a parole) di avere a cuore ragazzi, le loro idee, il loro futuro. Li abbiamo visti arrivare a scuola entusiasti e puntualissimi la mattina di ogni appuntamento. Questa è la serietà che vogliamo sia giudice dei nostri studenti. Questa è la serietà che vorremmo da chiunque in futuro giudicherà il loro lavoro. Non capita spesso di condividere il percorso con persone delle quali si stimi l’integrità e l’onestà intellettuale. Questo ci ha dato la forza di andare avanti, nonostante le difficoltà operative, logistiche e tempistiche: è sempre stata anche l’energia dei ragazzi a portarci, perché loro ti tirano per la giacca, si aggrappano a te, pretendono la tua attenzione, non puoi non ascoltarli.


Vediamo ora la risposta degli studenti. Non pensate di trovare lavori “monografici”: considerate l’età, la provenienza, l’esperienza e le cognizioni ancora molto limitate. Questi lavori vanno letti con il barlume di un’intelligenza pronta a cogliere le sfumature, le piccole idee geniali, magari affogate in mezzo a quattro pagine inutili. Non aspettatevi bibliografie o progetti ingegneristici di uno studio associato, qui troverete l’impegno e la massima espressione di ragazzi dai 14 ai 18 anni che hanno voluto “dire la loro”, in base all’esperienza personale, più che alla cultura e alle capacità tecniche di espressione Ogni lavoro va ascoltato con commozione, anche per quel modo un po’ primitivo di dire le cose, così poco raffinato, forse un po’ retorico, tipico dell’adolescenza. E’ così che i ragazzi si esprimono, e se non fosse così i lavori non sarebbero autentici. E’ così che i ragazzi si raccontano: carichi, o a volte secchi, a volte sgrammaticati e contorti, ma con tanta voglia di far uscire il magma che hanno dentro. Non dimentichiamo le finalità che noi docenti ci siamo proposti con questo progetto: dare sfogo alle emozioni represse, elaborare il dolore e il lutto attraverso il lavoro, superare il senso di impotenza degli adolescenti determinato dal disastro naturale mediante piccolissime ma concrete proposte operative: aprire uno spiraglio sul futuro, insomma. Per tutto l’anno non abbiamo fatto altro che questo e con il concorso “L’Aquila 2019” possiamo dire con soddisfazione di esserci riusciti.

Vogliamo qui elencare tutti gli studenti, e affiancare ai nomi i titoli dei loro lavori, in modo da far intuire ai lettori del Capoluogo il tipo di proposta proveniente dai vari partecipanti:

 SEZIONE PROGETTISTICA:

 Antonio Arduini: Campus universitario “6 aprile 2009”

 Laura Calmieri: La città ritrovata

 Federico Santilli, Davide Massimo: La nuova Piazza Palazzo sulla vecchia linea tranviaria

 Andreas D’Amico: L’Aquila vecchio cuore, nuova realtà

 Sara Farinosi: Proposte per la ricostruzione dell’Aquila

 Alessandra Franceschini: Ricreare l’atmosfera del centro storico, aspettando di tornare Angela Lozzi, Chiara Zarivi, Giorgio Di Giovanni, Gessica Ciccone, Francesco Parisse, Riccardo Centi, Fabio Farda, Luca De Felice, Roberto Antonacci: Riprogettazione del “Parco del Sole

 Francesco Martinazzo, Riccardo Cirella, Leonardo Mezzini, Luca Zozzheddu, Stefano Di Giambattista, Luca Colimegno, Izhir Kosi, Giacomo Vittorini: Sport e cultura, simbolo di rinascita

 Alessandra Ettorre, Livia Durastante: Progetto di un Memorial

Gianluca Cattani, Alessio Ciccozzi e Simone Giuliani: Progetto di un Memorial

 Francesca Capulli, Eleonora Di Gregorio, Simona Sponta: Progetto di un Memorial

 Federica Rovo, Eleonora Pace, Silvia Cantucci: Progetto di riqualificazione dei trasporti pubblici urbani ed extra-urbani

 Martina Carnicelli, Clizia Maglia: Progetto di una ippovia con pista ciclabile e punti di ristoro nell’area aquilana

 Maria Mercuro, Pierluigi Carducci: Progetto di un Memorial: L’occhio della memoria

 Alberto Petrucci, Alessandro Aliucci, Angelo Pace, Luca Brandolini e Andrea Giannantonio: Progetto di ricostruzione del Palazzo del Governo

 Giorgia Coccolone, Valeria Coletti: Progetto di un Memorial.

 SEZIONE SAGGISTICA:

Valeria Pallante: L’Aquila: “A core a core per le vie de ‘sta bella città”

 Francesca Pancella: Ricominciare con i giovani nel cuore dell’Aquila antica

 Simone Picco, Andrea Tortiello, Filippo Totani, Giorgio Filippetti: Everyone will quickly not forget about us (Piano di sviluppo turistico)

Paolo Di Marzio, Paolo Di Pasquale, Simone Scimmia: Gettare la spugna o lottare? Come ricostruire la nostra città

Michela Ciocca, Fabrizia Maria Di Stefano: L’Aquila galattica

Piera Fischione: Riscoprire e valorizzare il naturale rapporto tra città e territorio

Stefano Pagliaro, Francesco Pignatelli, Alessandro Lely: Consapevolezza di noi cittadini per il futuro della città

Leonardo Forcucci, Manuel Ciccone, Giuliano Dionisi, Carlo Di Giuseppe: Come l’aquilone, L’Aquila col bambino. La città dei giovani: idee per ripartire

Francesco Alessandroni, Marco Patrignani, Federico Vincenzo Fiordigigli: Una città possibile

Sara Zollini: Da ieri… il domani!

Valentina Bonanni, Sara Giammaria: L’Aquila e il suo immenso patrimonio artistico: città di cultura e tradizioni

Giulia Di Domenico, Martina Rossi, Virginia Marinucci, Antonella Mancasi: Giovani idee per una pluricentenaria città

Andrea Zonfa: Visione urbanistica generale della Città

Daniele D’Amore: L’Aquila: città-territorio

Giacomo Martinazzo, Riccardo Marini: I centri storici d’Abruzzo: perché e come non perderli

SEZIONE FOTOGRAFICA:

Chiara Piori: “There will be”

Marzia Angelini, Giada Gianfelice: Perché L’Aquila sta ‘nnanzi

Claudia Ciuffetelli, Eleonora Fiordigiglio: L’Aquila esiste x tutti… Ricominciamo da qui…

Fabiola La Chioma: Passaggio

 

SEZIONE NARRATIVA:

Silvia Priante: Butterflies and Hurricanes

Francesca Serani: La dolcezza della polvere

Valentina Ferella: Un cammino fra passato e futuro: una storia

Enrica Chiara Porto, Maria Luisa Marini: Polvere e lillà

Giorgio Mazzullo, Giacomo Pio La città e il cittadino

Stefano Lancione: Dieci anni dopo

Il progetto non si sarebbe potuto realizzare senza la condivisione entusiastica del nostro Preside, Prof. De Angelo, e della mia collega di Vicepresidenza, Cristina Proia, entrambi hanno sposato la causa e ci hanno sostenuto. Fondamentali sono stati i docenti, che voglio qui elencare e ringraziare per aver prestato un servizio poco più che volontario, con dedizione e passione: primo tra tutti Walter Cavalieri, che ha guidato con saggia premura sia i lavori degli studenti, sia le relazioni con la giuria e con le autorità; poi Sandro Cordeschi, Cinzia Corridore, Giuseppe Curio, Roberta Benedetti, Emanuele Curci, Linda Ciammola, Silvia Russo e Licia Galizia. Un grazie speciale al nostro D.S.G.A. Enzo Colagrande, che ci ha incoraggiato nei momenti difficili e ci ha aiutato a risolvere tante difficoltà con la cura del buon padre di famiglia e la preziosa professionalità. Con lui ringraziamo tutto il personale amministrativo, in particolare Guido Tomassi e Antonella Chelli, e infine i collaboratori scolastici, in particolare Anna Molini, Paolo Cozza, e Giuliana Prigenzi. Senza il grande contributo di queste persone il progetto non avrebbe avuto modo di realizzarsi: nel mondo della scuola tutto questo lavoro è volontariato puro, perciò lasciateci conferire a queste persone una menzione pubblica speciale. Un ringraziamento tutto mio personale va, infine, all’Ing. Iginio Tironi, perché proprio parlando con lui, in agosto, nella tendopoli di Collemaggio, nacque l’idea di questo concorso.

Doveroso a questo punto, un breve excursus sui lavori. Il vissuto che ne emerge è a volte desolante, altre deliziosamente naif, ma sempre di una sintesi spietata. Guardiamo per esempio questo lucido ritratto della situazione attuale: “Il cittadino ora, ricordando le fontane, le piazze, gli archi, i palazzi e i vicoli di cui si innamorò un tempo, si chiede se la sua città sia pronta per cambiare o semplicemente se sia necessario un cambiamento. Nel non darsi risposta continua a dire che le cose non vanno, e per non rischiare continua a non far nulla per cambiarle. E in lui io mi ritrovo”. La stasi che evidentemente stiamo vivendo come cittadini è qui lucidamente espressa. Le fantasie dei racconti vanno interpretate: a prima vista non è un granché come produzione, ma entrandoci si nota come i ragazzi immaginino se stessi, tra dieci anni, per lo più “tornare” all’Aquila. Mentalmente non riescono a figurarsi questo buco temporale tra il nulla urbano di adesso e il qualcosa del 2019. Tornano dopo dieci anni senza aver mai più messo piede in città. “L’ultimo ricordo che aveva di quei viottoli tortuosi erano mucchi di calcinacci e resti di pareti”. Personaggi che tornano, dunque, e che per di più tornano da “vincitori”. “Un grande ingegnere come te! Non ho mai dubitato delle tue capacità. Ero convinta che avresti fatto qualcosa per L’Aquila nonostante la tua partenza”. E’ solo uno degli esempi possibili. Salvatori della patria in quanto affermati ingegneri o ricchi imprenditori, i protagonisti però tornano sempre, a riabbracciare un amico d’infanzia o il primo amore. L’ immaginazione dei ragazzi, insomma, non sopporta una proiezione di se stessi qui nell’immediato, cosa che dovrebbe farci riflettere e preoccuparci. Il naturale temperamento malinconico dei giovani scrittori non può non riflettere la desolante situazione del momento, pur aprendo sempre uno spiraglio ad un moderato ottimismo. Dietro l’apparente rozzezza di trame forse anche scontate, bisogna cercare tra le righe, perché i ragazzi è così che si nascondono. Il protagonista di un racconto, a un certo punto, fa un bilancio della situazione soddisfacente raggiunta dalla città nel 2019 e dice: “Fondamentale è stata la fiducia che la politica locale ha dato a noi giovani, perché eravamo in fondo i più motivati nel riportare alla normalità la città in cui avremmo dovuto costruire il nostro futuro”. A pensar male direi che fanno dell’ironia, ma la realtà è che invece ci credono veramente. E’ la fiducia di chi è stato educato a non essere tradito. Un saggio si chiude così, fondendo sapientemente la malinconia dello scrittore alla praticità dell’ingegnere: “La nostra visione dell'Aquila come noi la vorremmo può sembrare il sogno di un visionario, ma i sogni e le illusioni sono quasi sempre necessari per sollecitare gli uomini e per mobilitare risorse.” La speranza dei giovani scrittori è timida, autoriflessiva, si pone come spinta e sprone alla responsabilità degli adulti.

D’altra portata, per sua stessa natura, è stato il contributo della sezione “Progettistica”. Secche e schiaccianti le considerazioni dei futuri ingegneri, rispetto a quelle dei piccoli letterati, a dimostrazione del fatto che dopo un disastro la realtà e la concretezza hanno la meglio sull’immaginazione. Si parte da constatazioni di un’ovvietà devastante: “Come l'Agorà per i Greci o il Foro per i Romani, anche L'Aquila, come ogni città che si rispetti, ha bisogno di una piazza, che sia punto di riferimento e luogo di incontro per i cittadini”. Siamo stati più di un anno senza una piazza raggiungibile, senza un foro o un’agorà che ci consentisse di incontrarci. E ai ragazzi, saggi e impegnati, non è sfuggita questa incredibile e sconvolgente verità. Abbiamo visto nascere 19 piazzette e nessuno che pensasse al bisogno di un’unica, vivibile agorà. Lo stesso aspirante ingegnere scrive poco dopo: “La nuova piazza non dovrà essere concepita come un qualcosa di temporaneo, verrà a trovarsi non lontano da quello che è veramente il centro storico, evitando di distogliere l'attenzione da esso, ma anche di ostacolarne la ricostruzione”. A guidare i ragazzi sono certamente cognizioni squisitamente scolastiche, è evidente, ma oltre allo sfoggio nozionistico i ragazzi fanno affiorare spesso i ricordi dei loro viaggi, e sognano una città futura richiamando Barcellona o altre capitali europee, con un centro storico zonizzato, con funzionalità specifiche: sognano zone commerciali separate da zone dedicate alla movida, zone di ristoro separate da sport e cultura. Sognano, è vero, ma sono sempre sogni molto concreti, molto realizzabili. Abbiamo temuto a lungo che se ne uscissero con progetti avveniristici fantascientifici e infantili: e invece è stato stupefacente, forse addirittura esagerato il loro attenersi all’esistente. Esemplare, a tale proposito, la proposta di ristrutturazione del Parco del sole e di Piazza D’Armi, entrambe prive di infantilismi poco credibili tipo mega-parcheggi sopraelevati o piani sotterranei (che oltretutto sposterebbero la realizzazione ad un futuro destinato ai loro figli, più che a loro stessi). Tutti i progetti sembrano invece auspicare una politica di piccoli passi ma qui e ora, e a un recupero immediato, rispettoso dell’esistente e vivibile senza grandi pretese. Certo, c’è tanto desiderio di novità: “Visto che dobbiamo ricominciare da zero, perché non ricominciare reimpostando l’urbanistica nel migliore dei modi?” dicono. Ma saggiamente sempre poi suggeriscono, lo vedrete, cose semplici e ben innestate con l’antico. Ecco, il trait-d’-uniòn dei lavori è stato proprio questo: sognare un nuovo ben integrato con l’antico, materiali ecocompatibili, energia pulita, linee di comunicazione (la viabilità è stata molto curata, così come i collegamenti tra le varie zone della città territorio). Cito solo una delle tante frasi: “Sarà totalmente eco-sostenibile ed ecocompatibile attraverso pannelli fotovoltaici e avrà una rete wire-less gratuita per tutti i cittadini.” E ancora: “vorremmo la rivalutazione della metropolitana di superficie e l’istituzione di un servizio notturno di autobus”. E chi ci avrebbe mai pensato, al servizio notturno di autobus. Noi abbiamo le automobili, anche gli universitari bene o male dispongono di automobili. Tutto il resto a noi non interessa. Ma nei sogni saggi dei ragazzi si deve recuperare tutto ciò che di buono c’era prima, tutto ciò per cui è stato speso, incluse le C.A.S.E., che loro apprezzano senza polemiche in quanto future case degli studenti, e tanto basta. La loro naturale praticità li porta a non fare tabula rasa, al contrario vedono bello anche quello che proprio bello non era. Le casette ormai ci sono, loro le sfruttano come campus universitari e guai a chi le tocca. Però per tutto ciò che va rifatto vogliono nuovi materiali, nuova energia, diverso impatto ambientale. Non vogliono L’Aquila come era, la vogliono MEGLIO di come era, ma sempre attraverso piccoli, realizzabili accorgimenti. Saggiamente, capiscono i gravi problemi del centro storico, parlano a modo loro di “agopuntura” e progettano spazi momentanei alternativi ma non troppo lontani (pensate) “per non intralciare i lavori”. I lavori di ripristino restano il pensiero dominante di ogni progetto. I ragazzi sanno che ci vorrà parecchio tempo, e non intendono “disturbare il manovratore”. E questo significa fiducia, cieca ed assoluta in chi li amministra e li governa. Una fiducia sconfinata alla quale li abbiamo educati, una fiducia che merita attenzione. Allo stesso tempo, però, i ragazzi vogliono una vita sopportabile qui e ora, vogliono un minimo di qualità che non c’è ancora e che non c’è a breve termine. Hanno pazienza, sì, ma non tantissima: un lavoro conclude dicendo “Ma adesso basta chiacchiere, vogliamo i fatti!”. Molta attenzione è stata riservata alla vita universitaria: la richiesta insistente di una migliore organizzazione della vita studentesca (siamo in un liceo, sacca principale della futura vita accademica) è evidente in tanti lavori. Troverete anche un progetto Campus, e molte richieste, molte aspettative per esempio sul Polo Ingegneristico di Roio. Non pensate, ripeto, a idee sempre sviluppate, coerenti o pienamente consapevoli, spesso sono solo intuizioni in mezzo a mille altre riflessioni, forse anche inutili e inutilizzabili, perché lavorando i ragazzi si sono sempre resi conto che tout-se-tièn, che tutto è legato e che l’urbanistica è una scienza complessa. Molto interessanti le proposte culturali: si chiedono teatri, auditorium, organizzazioni di festival. I ragazzi hanno dimostrato grande apertura mentale e attaccamento agli aspetti culturali. Ci fa ben sperare per L’Aquila capitale della cultura, e magari il titolo di questo concorso porterà fortuna per il 2019, altra cosa alla quale noi aquilani dovremmo puntare con forza e determinazione, uniti almeno per questo obiettivo importante, per il futuro dei nostri ragazzi. Interessanti alcuni spunti inattesi: non solo festival, ma fiere-mercato per la valorizzazione di prodotti tipici aquilani. Bisogna leggere questi progetti con intelligenza e cum grano salis; si capisce chiaramente che hanno fiducia e speranza.

E allora, in mezzo a tutta questa pioggia di idee, chi sono i vincitori? Il responso è gelosamente custodito in cassaforte e busta chiusa nella Vicepresidenza del Liceo Bafile. La proclamazione nell’ambito del convegno sopracitato, a opera di Pasquale Salvio, Presidente della ONLUS “Città della gioia” di Napoli. Cinque premi per cinque giovanissimi, cinque assegni da 500 E. Un premio assoluto e uno per ogni sezione. Chi è attento ai fatti cittadini sarà lì con i ragazzi, ad applaudire quei giovani che hanno avuto il coraggio e la forza di pensare il futuro in mezzo a questo disastro.

E chiudo con un’immagine scelta tra le tante dei giovani concorrenti. Essa richiama duramente gli adulti alle loro responsabilità, la prendiamo dunque come monito e come auspicio: “Mi piacerebbe che la mia idea di ricostruzione, rapida ma anche appassionata, sia la stessa che ispirerà il lavoro di quanti, tecnici o amministratori, saranno chiamati in prima persona a ricostruire, insieme ai monumenti, anche la nostra identità”.

Luisa Nardecchia

Programma del convegno del 4-5 giugno:   http://flf-univaq.blogspot.com/