"ABBRACCIAMI...!" Racconto breve di ferragosto (di Pasquale Salvio)



ABBRACCIAMI...!

Racconto breve di Pasquale Salvio

 

Quest’estate la Città è meno vuota del solito. Dicono sia la crisi. L’aria – calda, ma non più torrida – è quella del ferragosto. Ormai imminente.

Il sole muore all’orizzonte dietro il profilo dei palazzi, mentre le Scritture della vespertina ritmano il cantico: “L’anima mia magnifica il Signore…”… La giovane Maria è accorsa, incinta, al servizio dell’anziana cugina, anch’essa culla di Vita nascente.

Fuori le mura della chiesa, la Parola raggiunge Giuseppe. Gli hanno detto di stendere la mano, per qualche spicciolo di elemosina. Ma non ce la fa… C’è “distanza” tra lui e le parole, dolci e potenti, di quel cantico.  Si alza. Va via. Ricomincia il suo girovagare. Senza dimora. Il suo “abitare” è la strada, alla ricerca di un riparo per la notte. E non per scelta, come qualcuno dice. Quarant’anni, da un anno arrivato qui,  in Città. Fuga. Da storie rotte, da amori finiti, da lavori precari e persi; e dalla famiglia, luogo ormai straniero. E non solo per la vergogna del suo alcolismo… C’è altro, c’è tanto altro che, come un tarlo, scava nel profondo, rode legami, sogni, relazioni… La moglie ha cercato altri approdi di vita ed altre braccia sicure cui donarsi. Fuga. Fuga da sé stesso… La bottiglia di birra è ormai compagna di strada, complice, per non guardarsi dentro… Cammina solo, tra la gente, tutta eguale, e senza volto… per ricoprire passi già segnati, senza sorriso e speranza di esistenza.

Una fontanella regala acqua, senza differenze. Basta il rumore dello scorrere, che si fa voce di vita rinnovante, e sente che già gli dà sollievo. Bagna i capelli, la faccia, poi le mani… il fresco gli regala per un briciolo di tempo sentirsi parte d’un Creato ch’è Bellezza…  Acqua… che lava, pulisce, che dà vita… Acqua che si fa mare ed Infinito, dove far riaffiorare  sentimenti antichi…

Sceglie, e va verso i giardini… La Città s’appresta al suo riposo… Passi già fatti che sanno di amarezza e un’altra birra per non pensare ancora…

***

Miriam, giovane donna di carnagione scura, bellezza violentata e sguardo fiero… Spinge, per altra strada, una piccola traballante carrozzina… spinge con forza, e vigore la sua vita... Appese tante buste e una coperta. In fondo, un Bimbo, con due occhioni neri, che cercano il suo occhi ed il suo seno…. Vento di fame e di disperazione scaraventata l’ha dal suo Paese, oltre quel mare, che oggi è un cimitero;  oltre muri e frontiere, odio, rifiuti, a ricercare pace, libertà, e futuro. Come la Donna del cantico, giunse in Città che era donna incinta. Ragazza-madre, abbandonata dal maschio al suo destino. E nacque il Bimbo; in terra italiana, e già straniero… Nessun lavoro per donna con bambino; ma solo briciole che cadono dalla tavola imbandita del consumo, e scarti del cassonetto dei rifiuti… “Invisibili”… anch’essa ed il suo Bambino… Eppur l’amor di tanti si fa dono: un panino, un po’ di latte… un biberon… Il tetto? No, neanche al dormitorio…! Anche per loro la strada è l’abitare, il vivere, e il far finta di sognare… Il Bimbo piange… Miriam si china sul “cucciolo”, lo prende, l’accarezza,  e se lo porta al seno… Petto di Mamma… Incrociano gli sguardi… e il mondo si fa Luce… nonostante…

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