28 aprile 2025, Parco di Capodimonte, Napoli
UN TIGLIO PER GERRI
In memoria del prof. Gennaro Correale

Nel Bosco di Capodimonte, a pochi passi lungo il viale che si imbocca da Porta Bellaria, su di un prato che si inerpica gentilmente sulla destra, è stato piantumato un tiglio. Ai piedi del tiglio una targa: “In ricordo di Gennaro Correale. Docente dell’I.P.S.I.A. Giovanni Caselli.”. Sono passati poco più di due anni da quando Gennaro Correale ci ha lasciati. Da ieri mattina quel vuoto grande che si è aperto in ognuno di noi che abbiamo avuto la gioia di conoscere Gerri – come lui amava essere chiamato – è stato parzialmente colmato da una nota di speranza, quella che solo la prospettiva di una nuova vita sa dare. Non poteva esserci scelta migliore. Nella mitologia greca il tiglio è simbolo di accoglienza e di amore. È una pianta rigogliosa, che fa fiori, di un profumo intenso e sognante che era molto gradito a Gerri, che possiedono proprietà molto rilassanti. Anche Gerri sapeva come infondere calma e fiducia. I suoi alunni lo porteranno per sempre nel cuore per il suo modo di insegnare. A pochi metri da dove sorge l’albero, tra le mura del Casino della Regina Maria Amalia, in aule per molti versi disadorne, oppure nei laboratori ben più attrezzati della sede centrale a breve distanza, li ha guidati ad amare una materia per certi versi ostica, come la chimica. Gerri si è speso tanto per gli allievi del Caselli e per il Caselli. Lo ha fatto con umiltà, impegnandosi in tanti progetti, a volte apparentemente quasi contro voglia, lui che “non aveva fatto l’ingegnere per non fare progetti”, ma poi finendo con il fare di tutto e di più, con determinazione e convinzione, dalla pluriennale partecipazione agli Organi Collegiali della scuola, all’organizzazione di eventi, dalla posa di parquet al lavare per terra.
Sempre senza prendersi troppo sul serio e senza farci mai mancare il pungolo di uno spiccato senso critico. Non amava perdersi in elucubrazioni o lasciarsi andare a forbite disquisizioni, preferiva la concretezza del fare, retaggio della sua formazione, dei suoi studi e del suo passato da egregio giocatore di pallacanestro. Chi ha avuto il piacere di vederlo all’opera, ne ricorda l’energia e la velocità d’azione, playmaker di talento, con una carriera di certo non favorita dall’altezza, come chiosa Lisa.
Ci manca Gerri e ognuno di certo ha i suoi ricordi di momenti personali condivisi, è nella normalità delle cose. Il mio pensiero torna spesso con affetto ai giorni passati insieme a Cheltenham, Inghilterra, dove ci aveva raggiunto mentre Lisa ed io eravamo alle prese con un gruppo di studenti e studentesse del Caselli per un corso di inglese. Mi ero incapricciato per un completo di tweed scozzese, ma non sapevo decidermi. Del senso critico di Gerri ho già detto. Chiunque l’abbia conosciuto riconoscerà che aveva anche un indiscutibile gusto per il vestire. Facendo affidamento su queste sue doti e sulla sua cortese disponibilità, lo coinvolsi nell’impresa – non dovetti faticare troppo per convincerlo, a dire il vero! – e finalmente realizzai quel mio vecchio pallino sempre rimandato. È ancora lì, perfetto nel mio guardaroba, con tanto di gilet: quando lo indosso per le grandi occasioni, inevitabilmente il mio pensiero corre a Gerri.
Ripeto, ognuno di noi potrebbe riportare miriadi di aneddoti di questo tipo, magari più consoni a restituire in pieno il carattere e la personalità di Gerri: sono sicuro che lui dissentirebbe, giudicandole al pari di melense, inopportune cadute di stile.
Mi taccio, quindi, e aggiungo solo un’ultima notazione.
Le città tedesche hanno spesso nel loro punto centrale un piccolo gruppo di tigli come luogo d’incontro sotto la piacevole ombra. D’ora in poi anche noi ex-caselliani avremo un luogo del cuore dove incontrarci, semplicemente all’ombra di Gerri.
Vincenzo Russo

foto di Pasquale Salvio